San Marino. Nel processo emergono i retroscena dei memorandum mancati di Bcsm

San Marino. Nel processo emergono i retroscena dei memorandum mancati di Bcsm

Nel processo emergono i retroscena dei memorandum mancati di Bcsm

ANTONIO FABBRI – La vicenda delle archiviazioni romane degli esposti contro Buriani e Celli, per gli stessi fatti denunciati da Gozi e Tomasetti anche sul Titano, non sono questioni di poco conto, anche perché dette archiviazioni non sono mai state comunicate né alla Commissione di inchiesta né al tribunale nonostante risalgano al 2019 e al 2020, ma soprattutto perché affossano la credibilità e la rilevanza penale di molte accuse mosse nel processo sammarinese.

Nell’ambito di quel processo, tuttavia, sono emersi anche altri particolari interessanti che fino ad ora non erano noti, come l’approccio tenuto sui memorandum e i retroscena politici di questi mancati accordi.

Bcsm e i memorandum mancati  Nell’udienza del 15 febbraio scorso l’ex Segretario di Stato agli Esteri Nicola Renzi nella sua testimonianza ha tra le altre cose riferito di un atteggiamento non proprio favorevole ad affiancare i rapporti diplomatici della Repubblica da parte della presidente di Bcsm.

“Arrivò in vista ufficiale il ministro degli Esteri della federazione russa, Sergei Lavrov – ha ricostruito Renzi – Avemmo un bilaterale molto interessante; allora non c’erano le tensioni che oggi vediamo e fu considerato da molti un successo di politica estera. All’interno del bilaterale ci fu la possibilità di poter aprire una collaborazione tra le due Banche Centrali. In maniera molto semplice Lavrov mi disse: io mi impegno a fare approvare un memorandum di intesa tra le due banche centrali. Riferii al Congresso di Stato e convocai una riunione tecnica con Bcsm. La Bcsm, anche di fronte a funzionari degli Esteri, mi disse che non c’era interesse della Banca Centrale di procedere in questa direzione. Non se ne fece nulla”.

Nella sua deposizione del primo marzo, toccando l’argomento in seguito a una domanda, la presidente Tomasetti ha affermato, su questo aspetto, che la richiesta da parte dell’allora Segretario agli Esteri era arrivata improvvisa e non ci sarebbero stati i tempi e le possibilità per redigere quanto richiesto.

Ma ha anche aggiunto che di fatto aveva frenato perché non sarebbe stato un accordo troppo ben visto dall’autorità italiana, di fatto quindi agendo non solo come organismo tecnico, ma valutando anche l’opportunità di mosse di politica estera.

Comunque non è che sia andata tanto meglio con il memorandum con Banca d’Italia, del quale la Tomasetti nella sua deposizione del primo marzo non ha parlato, perché non interpellata sulla sua attività sul punto specifico, salvo fare un riferimento relativo alla precedente gestione di Bcsm che, a suo dire, aveva fatto saltare una intesa in dirittura di arrivo.

Del memorandum con Bankitalia ne ha parlato anche Nicola Renzi nella sua deposizione del 15 febbraio nell’ambito del medesimo processo.

Potrei aggiungere del memorandum di intesa con Banca d’Italia – ha dichiarato Renzi dopo aver spiegato del ‘gran rifiuto’ sul memorandum con Lavrov – Io chiedevo costantemente bozze, draft di questo memorandum possibile con Bankitalia. Feci anche una domanda molto diretta: se domani da Banca d’Italia arrivasse la possibilità di firmare qualunque cosa, un qualunque documento, noi cosa chiederemmo di firmare? Cosa saremmo disposti ad accettare? Non ho mai avuto la bozza di nulla… di un draft che potesse dare conto di una linea”.

Nulla, ha detto Renzi. E anche oggi del memorandum con Banca d’Italia non ci sono notizie.

Articolo tratto da L’informazione di San Marino pubblicato integralmente dopo le 23

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