San Marino. Orietta Ceccoli racconta “le linee strategiche dell’economista Sefano Zamagni”

San Marino. Orietta Ceccoli racconta “le linee strategiche dell’economista Sefano Zamagni”

Riportiamo il testo che Orietta Ceccoli ha scritto sulla conferenza “Frontiere che uniscono”, promossa dalla Camera di Commercio e dall’Associazione San Marino-Italia, svoltasi, giovedì 12 ottobre.

“Ci sono intellettuali che suscitano grande ammirazione: questo è il piacevole sentimento che l’uditorio ha provato  all’ascolto della relazione del professore Stefano Zamagni, giovedì 12 ottobre.

Bene hanno fatto gli organizzatori dell’evento Frontiere che uniscono, la Camera di Commercio, nella persona del suo Direttore Dennis Cecchetti, e l’Associazione San Marino-Italia, attraverso la sua presidente, Elisabetta Righi: hanno dato all’economista e allo studioso la opportunità di tracciare le linee strategiche per San Marino, in questa fase di trasformazione della Repubblica.

Il professore Zamagni conosce la realtà della Repubblica, segue gli eventi che accadono, egli stesso lo ha affermato. Proprio sulla base di questa competenza ha suggerito alla classe dirigente della Repubblica di seguire e di implementare 4 direzioni di sviluppo, che cercherò di sintetizzare in questo commento.

  1. l’economista Zamagni ci chiede di abbandonare la CULTURA DELLA RENDITA (in particolare di quella finanziaria) perché afferma che questa prospettiva non mantiene la sua validità nel medio e lungo periodo del ciclo economico. Egli ci ha detto che dobbiamo puntare al lavoro produttivo, lavoro che si esprime con la produzione di beni e servizi fisici e di quelli immateriali. Ha portato come riferimento di best practice la città di Bologna e la sua università, promotori dello sviluppo dell’intera Emilia Romagna. Ci ha ricordato che la nostra università è un centro propulsivo di buon livello e ci ha spronata ad usarla di più per progetti di sviluppo e di servizio alla comunità (studenti, cittadini, imprese, associazioni, istituzioni).
  2. il secondo suggerimento lo ha rivolto al 3° SETTORE, AL SETTORE DELL’ASSOCIAZIONISMO DEL VOLONTARIATO NON LUCRATIVO. Dice che non possiamo dimenticare l’importanza di questo pilastro, rispetto agli altri due poli, lo Stato e il Mercato. Zamagni ha sollecitato l’introduzione nel nostro ordinamento giuridico del testo unico (in Italia si parla di codice) che definisca gli enti del 3° settore e ne regolamenti il loro funzionamento. Ha definito il codice del 3° settore italiano una buona legge, considerata anche a livello europeo. Ci ha anche detto che se vogliano essere considerati in Europa, dobbiamo dotarci di queste infrastrutture giuridiche ed operative, altrimenti egli prevede che ci escluderanno. Ha parlato di sussidiarietà, di co-programmazione e di co-progettazione come fattori di sviluppo. Ci ha anche detto che il settore delle associazioni deve godere di autonomia, ma essere prioritariamente regolamentato sul piano giuridico.
  3. il terzo pilastro del suo ragionamento lo ha rivolto alla COLLOCAZIONE INTERNAZIONALE di SAN MARINO, nel sistema di divisione del lavoro. Ha prospettato una forte attenzione alle nuove intelligenze artificiali. Ha parlato delle frontiere della scienza, l’intelligenza organoide (progetto transumanista) a cui si contrappone il progetto umanista, in cui la persona rimane al centro dell’azione umana e scientifica. Ci ha detto che dobbiamo importare cervelli, scienziati, (dico di riflettere sulla attuale politica di importare ricchi pensionati o ricchi finanzieri) perché il territorio è attrattivo per la elevata qualità della vita. Ci ha chiesto di studiare i nuovi orientamenti accademici, come l’Università della Singolarità.
  4. Ha chiesto alla Repubblica di divenire un precursore del MODELLO di DEMOCRAZIA DELIBERATIVA. Ha portato come esempio il Piano Strategico della città di Rimini, elaborato attraverso il forum deliberativo (circa 400 partecipanti) che per la lungimiranza nella realizzazione di talune infrastrutture ha preservato Rimini dalla recente alluvione.

I forum che sono l’espressione della società civile organizzata e lungimirante, permettono ai cittadini di contare di più all’interno dei processi decisionali.Lo sviluppo di un territorio, il benessere di una comunità si possono programmare e realizzare , anche durante questi tempi difficili di crisi e di continue emergenze, se le maggioranze al potere adottano il MODELLO DELLA BUONA POLITICA.

       L’appello iniziale, espresso dalla frase: non essere soli, ma stabilire relazioni virtuose, richiede che il primo campo di applicazione sia  quello interno alla comunità, alla realizzazione della dialettica civile e partecipativa. I’economista Zamagni ha indicato, per grandi linee,  i percorsi. A noi l’intelligenza di riflettere e stabilire strategie e politiche virtuose. Questa fase attribuirebbe alla Repubblica la credibilità internazionale, fiducia che diventa necessaria per avere risultati convenienti. Percorsi diversi e semplificati, che come Stato abbiamo sperimentato nei decenni precedenti, ci hanno già mostrato i loro effetti disastrosi, di cui portiamo le conseguenze. La Storia non può essere dimenticata, se vogliamo cooperare, in ambito locale, regionale, nazionale e internazionale  in regime di reciprocità”.

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