San Marino. “Povertà è una parola che crea paura”, la riflessione di Orietta Ceccoli

San Marino. “Povertà è una parola che crea paura”, la riflessione di Orietta Ceccoli

Riceviamo e pubblichiamo questa riflessione di Orietta Ceccoli.

“La realtà attuale vorrebbe respingere alcune parole dall’uso linguistico: due termini fanno paura, vecchio e povertà. In un recente convegno un relatore ha proposto di sostituire il termine, vecchio, con l’espressione “persona con più età”. Questa espressione sarebbe più gratificante. Povertà, è la parola che genera la stessa paura, testimonia il timore inconscio di un lungo passato in Occidente e a San Marino, in cui la condizione umana di povertà era endemica e diffusa.

La rivoluzione industriale, l’avvento della modernità, della tecnologia, del capitalismo, degli scambi internazionali, della globalizzazione hanno aumentato la ricchezza delle nazioni in Occidente e a San Marino. Sono i fattori che hanno aumentato la produzione di beni e servizi, quindi la ricchezza degli Stati Nazionali. Hanno fatto crescere  il famoso PIL (prodotto interno lordo), hanno fatto crescere la produttività e quindi la redistribuzione del PIL annuo tra i gruppi sociali che costituiscono i popoli e le comunità. Questa fase storica ha determinato il passaggio dallo stato di povertà, dalla situazione di scarsità, alla condizione di benessere diffuso, all’età dell’abbondanza. (Welfare State).

Tipi di povertà

Che cosa accade oggi? La lunga fase del ciclo economico, dopo le crisi finanziarie del 1929 e di quella successiva del 2008 (crisi dei mutui sub-prime e delle bolle speculative) hanno portato l’Occidente e la stessa San Marino a localizzarsi nella fase decrescente del lungo ciclo economico. Ecco allora che la povertà riappare in tutta la sua crudezza, sia come povertà assoluta, sia come povertà relativa, sia come povertà relazionale e valoriale, sia come povertà culturale.

Che tipo di povertà è riapparsa a San Marino? Gli indicatori statistici ci dicono che dobbiamo parlare di povertà relativa, cioè della condizione di persone e famiglie che non hanno sufficienti risorse per arrivare alla fine del mese. Questi soggetti hanno un lavoro, ma il loro lavoro è povero. La conseguenza di questo stato di disagio economico e sociale è l’indebitamento e/o la diminuzione della quantità e della tipologia dei consumi. Taluni affermano che la Repubblica è afflitta da povertà relazionale e valoriale e da povertà culturale. Ma su questo ultimo aspetto non ci sono rilevazioni per valutarla. Se osserviamo l’indice proposto dalla Banca mondiale, la misurazione multidimensionale della povertà (MPM) che include: 1: la povertà monetaria; 2. lo scarso accesso all’istruzione; 3. lo scarso accesso ai servizi di base, possiamo dire che la situazione a San Marino è positiva, perché l’istruzione è garantita a tutti, come pure l’accesso ai servizi pubblici. I problemi di questi ultimi sono il livello di efficienza e di efficacia. E’ una questione diversa dalla povertà.

Quale è invece il problema più preoccupante oggi all’interno della povertà relativa? Utilizzando il modello di Luca Ridolfi di una comunità articolata su tre grandi aggregati: la società dei garantiti, la società a rischio e la società degli esclusi, si manifesta con sempre maggiore frequenza che le persone e le famiglie che non pensavano di avere o di poter avere problemi economici ed esistenziali, scendano dalla categoria dei soggetti garantiti e/o di persone a rischio a soggetti in povertà relativa, cioè cominciano ad avere seri problemi rispetto all’aspettativa di poter condurre una vita serena e soddisfacente. Quando parlo di questo pericolo di diventare povero relativo, intendo parlare non solo dei lavoratori precari, ma voglio porre l’attenzione al lavoro autonomo e a quello artigianale  e alle persone e famiglie  monoreddito e senza patrimonio.

Riguardo a tale tendenza verso la decrescita non ho indicatori statistici da proporre, ma ci sono i segnali che noi tutti vediamo lungo le vie della Repubblica: negozi ed attività che chiudono; nello stesso tempo leggiamo appelli sui giornali locali del crescente disagio delle persone e delle famiglie monoreddito. Da ricordare che a San Marino sono circa il 31% della popolazione, questa è una percentuale molto elevata.

Assistenza privata

I poveri relativi sammarinesi hanno due opportunità di ricorrere all’assistenza privata, la Caritas e il Fondo di Solidarietà della SUMS, i cui interventi sono efficaci e tempestivi, ma certamente non risolutivi del loro disagio. Manca completamente la volontà dello Stato ad affrontare questa criticità. Ho rilevato che prevalgono tra i decisori due opinioni: la persona è povera perché non si è impegnata a sufficienza a superare la sua condizione, oppure è povera perche non sa gestire le sue risorse. Sulla base di queste due opinioni, si basa l’inazione di questa maggioranza rispetto alla povertà relativa.

Un secondo aspetto da rilevare è che l’intervento di integrazione al reddito, il credito sociale, istituito con decreto delegato n. 125/2007 è stato sospeso. Attualmente opera il Fondo Straordinario dello Stato che assegna sussidi a poche famiglie carenti di risorse (i casi di povertà assoluta a San Marino sono minimi).

Perché questa paura o sottovalutazione di un problema? Non so dare una ragionevole risposta. Ma prendo atto di questo silenzio e di questa inazione a livello di politiche sociali, specie da parte di forze politiche ad ampia base popolare e di rappresentanza del ceto medio. La povertà relativa è un problema multidimensionale che riguarda l’aspetto monetario del reddito, l’abitazione, il lavoro e la qualità del lavoro, l’adeguata retribuzione, la salute, i carichi di cura familiari, l’istruzione e la formazione, la procreazione dei figli, l’educazione dei minori e tutti gli altri obiettivi che possiamo inglobare all’interno dei diritti sociali e civili e nel Welfare State.

Taluni dicono, mancano i soldi, sarebbe meglio dire, mancano le volontà!!!

A questo primo commento, seguirà uno successivo, più analitico, sugli aspetti sopra elencati ed alcune possibili risposte.

Orietta Ceccoli”

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