San Marino. Orietta Ceccoli: “Giovanni, devi continuare a scrivere”

San Marino. Orietta Ceccoli: “Giovanni, devi continuare a scrivere”

Riceviamo e pubblichiamo

“Giovanni è molto importate che tu continui a dire alla pubblica opinione sammarinese che coloro che hanno ricevuto il mandato di rappresentanza dagli elettori, attraverso il voto, una volta che si sono insediati, non possono considerare il mandato elettorale una autorizzazione in bianco al comando, invece di assumere il governo degli interessi della comunità e del bene comune. Questo distacco tra le elites al potere e il popolo, inteso come comunità di un piccolo Stato, ha raggiunto nel tempo livelli di intollerabilità che richiedono un sistema di riequilibrio democratico e di cambiamento.

Questa deviazione del comando, trova nello strumento della legge, anzi da alcuni anni nell’ uso ampio dei decreti, più o meno delegati, lo  strumento di formalizzazione del loro potere e quindi di imposizione, perché i cittadini le leggi le debbono rispettare. Tu Giovanni dici che governare vuole dire, non solo dare le risposte ai bisogni e alle esigenze di sicurezza dei cittadini,  significa “un continuo confronto con tutte le istanze in cui si organizza la società civile: i gruppi politici, i sindacati, le imprese, le articolazioni territoriali, le associazioni e le organizzazioni.”

CONDIVIDO IN PIENO QUESTA AFFERMAZIONE.

Ma tu Giovanni ben sai che da più di 50 anni, questa richiesta di partecipazione democratica è rimasta inascoltata dalle varie maggioranze politiche. La democrazia autoritativa ha prevalso rispetto alla democrazia partecipativa, che non significa ricorrere a governi di unità nazionale. La stessa crisi del metodo democratico in seno ai partiti, la stessa crisi dei partiti e della partecipazione al processo decisionale anche nei partiti ad ampia base popolare, hanno inciso sul metodo del governo e di gestione del potere.

Tu Giovanni hai visto che è mancata la dialettica politica, l’ascolto delle voci critiche o le voci che proponevano soluzioni diverse. Si è cercato di non ascoltare, anche annullare l’avversario, il competitor. Non si sono ascoltati i buoni spunti dei competitor, per integrarli nella propria politica. Lo Stato democratico, secondo le tesi dello storico inglese Martin Conway, non esprime la sua essenza solo attraverso il voto, ma richiede lo sviluppo del senso di rispetto per gli interessi condivisi della comunità. La sua proposta è di considerare idee e relazioni con ascolto reciproco.

Oggi sentiamo il forte appello alla CONTINUITA’ della politica e della stessa aggregazione di forze politiche al governo, perché con il meccanismo dell’autoreferenzialità viene detto” abbiamo governato bene, abbiamo dato stabilità al sistema!” Ma la base popolare della comunità non si è accorta di”questa buona politica”, non si è accorta dello sviluppo e del benessere dichiarati. Ha sentito e sente il peso “di una cattiva politica verticistica”. Le attuali elites al potere chiedono la continuità, e la giustificano come soluzione di sostegno al recente processo di integrazione all’Europa.

Se la Repubblica vuole avere prospettive di sviluppo, di benessere e di felicità, deve dire e prendere coscienza che c’è una profonda esigenza di DISCONTINUITA’ rispetto alla situazione attuale.

Che cosa significa DISCONTINUITA’e ALTERNANZA.

Gli eventi accaduti in questa fase terminale della legislatura danno maggior sostegno all’esigenza della discontinuità. La mancata definizione di un modello di sviluppo solido e ordinato, in cui le scelte di crescita dell’economia reale si dovrebbero associare alla crescita del settore finanziario, che è titolare di funzioni di utilità lungo il processo di creazione della ricchezza individuale e nazionale; questa mancata definizione e realizzazione è invece stata sostituita da una volontà poco esplicita, ma concreta di riproporre il sistema economico finanziarizzato e distorsivo, già praticato nel passato ( punti concreti sono le proposte di zone economiche speciali, i progetti di aviosuperfice e di destinazione privata del Tiro al volo, la regolamentazione fragile delle attività economiche, la mancata regolamentazione degli enti del 3° settore, la spesa pubblica  sostenuta dal debito pubblico estero ed altro).

Tutto ciò chiede la discontinuità della proposta politica attuale. Mancano gli anticorpi nel tessuto istituzionale e giuridico, mancano i criteri dell’alternanza nella legislazione elettore: A questo punto dovranno essere gli stessi cittadini-elettori ad applicare il criterio della discontinuità/alternanza al potere in termini di contenuti delle politiche e delle maggioranze, al fine di annullare le attuali rendite politiche.

Questo anche perché da decenni si nota l’imperare del gruppo sociale che può anche essere una “setta” che non accetta la discontinuità e l’alternanza, ma che si ritiene investita al potere per diritto divino ed è sempre presente. Ecco Giovanni, tante motivazioni per continuare a scrivere e dare speranza a questo povero paese”.

Orietta Ceccoli

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