San Marino. Processo Titoli, battaglia legale sulle deposizioni dei testimoni

San Marino. Processo Titoli, battaglia legale sulle deposizioni dei testimoni

RASSEGNA STAMPA – Consulente di parte Bcsm: tra danno diretto e indiretto i Demeter avrebbero causato un danno di 2,3milioni, ma calcolando solo acquisto e vendita più le cedole, un utile di 800mila euro

ANTONIO FABBRI Nuova udienza per il processo 500, che ruota attorno alle vicende di BancaCis, incentrato principalmente su tre filoni di indagine: caso dei titoli Demeter, prestito Leighton-Carisp, liquidazione di Asset Banca.

Diversi i testimoni sentiti nella mattinata e nel pomeriggio di ieri, nell’ambito del processo che vede, tra gli altri, imputati gli ex vertici di Banca Centrale, oltre agli ex vertici di BancaCis.

Il consulente di parte di Bcsm Il primo teste è stato il perito di parte di Bcsm con la sua consulenza mirata a dimostrare il danno causato dall’operazione dei titoli Demeter a Banca Centrale. Secondo il consulente di parte dall’operazione del titoli la Bcsm avrebbe subito un danno complessivo pari a 2.315.000 euro circa. Un importo calcolato dal perito considerando sia il danno emergente che il lucro cessante, ovvero danno diretto e danno indiretto.

Il consulente di Banca Centrale, Piero Aicardi tra le voci considerate come danno indiretto ha conteggiato anche il costo dei dipendenti che hanno dovuto seguire la pratica titoli e ha compiuto una valutazione su quanto Bcsm avrebbe potuto guadagnare se le stesse cifre impiegate per i Demeter fossero state utilizzate per investire in titoli normalmente trattati da Bcsm, meno rischiosi.

A conti fatti, insomma, calcolando danno diretto e indiretto la negoziazione dei due titoli, quello in lire e quello in dollari per un impiego complessivo di 43 milioni, l’operazione sarebbe stata in perdita. Una lettura che le difese degli imputati non hanno tuttavia condiviso, ad esempio nel conteggiare come danno anche il lavoro fatto dai dipendenti di Bcsm che sono di fatto già pagati per l’attività svolta.

Contestato dalle difese anche il fatto che non sia calcolata la proiezione della rendita del titolo se questo fosse stato ceduto a scadenza, a fronte invece di una ipotesi, effettuata e conteggiata tra le voci del lucro cessante, sulla ipotetica negoziazione di titoli meno rischiosi. Non solo, i legali delle difese hanno posto l’accento su quello che hanno definito “conto della serva”, così l’avvocato Carlo Biagioli, ovvero su quale fosse la differenza tra spesa per l’acquisto dei titoli e incasso per la loro vendita conteggiando anche la rendita delle cedole staccate e incassate da Banca Centrale.

In tale caso, facendo questo calcolo che è stato definito “aritmetico”, anche considerando che il titolo in dollari è stato acquistato pagando un surplus, i titoli, nonostante siano stati venduti prima della scadenza, hanno guadagnato 800.000 euro. Non c’è dubbio che questo sarà un tema di battaglia legale in sede di discussione.

L’ex membro dei sindaci di Asset e il “caos” procedurale Ascoltata poi la dottoressa Daniela Mina. Prima dell’escussione, per la verità, si è innescato un certo “caos” procedurale. La testimone era stata indotta con una comunicazione verbale. “Mi è stato detto di presentarmi”, ha riferito. Momento di “caos” procedurale, considerato che la difesa che ne aveva chiesto l’audizione ha affermato di voler rinunciare alla testimone, con le contestazioni di alcuni difensori che hanno a quel punto obiettato sulla ammissione come teste e anche con qualche perplessità del giudice sulla possibilità di sentirla.

Per contro le posizioni di altri, parti civili e anche Procura fiscale, hanno sottolineato come nella prassi del processo sammarinese quando un testimone è indotto in dibattimento diventa “testimone di tutti” e tutti posso fare domande. Sta di fatto che non è la prima volta che l’impasse si verifica, circostanza che richiederebbe un intervento, o a livello di procedura penale o di direttiva interna, per superare una certa disomogeneità di svolgimento dei vari processi che si sta riscontrando da diverso tempo, come sollevato anche dai legali.

Alla fine la dottoressa Mina è stata ascoltata in qualità di exmembro del collegio sindacale di Asset. Nella sua deposizione ha affermato che il Collegio riceveva insistenti richieste, in particolare alla dottoressa Mirella Sommella di Bcsm, su alcuni aspetti specifici.

Ha aggiunto che era stata fatta istanza per convocare una adunanza dei soci per poter valutare la possibilità di ricapitalizzazione. “Furono fatte diverse richieste, ma Sommella non rispose mai”.

L’avvocato, Simone Menghini, ha tuttavia chiesto alla testimone se le risultasse che l’avvocato Sommella fosse rimasta, dopo la dichiarata di decadenza degli organi sociali di Asset, per soli 15 giorni come commissario e quindi difficilmente avrebbe potuto attendere alle richieste sulla convocazione dei soci.

Sul blocco dei pagamenti la testimone ha affermato: “Non è stato fatto nulla e c’erano solo file di correntisti che venivano a chiedere soldi”.

L’avvocato Alberto Selva, ha rilevato in una precisa domanda, come il blocco dei pagamenti, per legge, potesse essere effettuato solo in specifiche fasi della procedura: non è possibile procedere al blocco dei pagamenti se non c’è amministrazione straordinaria o liquidazione coatta. Nella primissima fase degli interventi, dunque, non sarebbe stato possibile.

Il liquidatore di Asset Banca e l’esposto “scomparso” Ascoltato infine nella mattinata il dottor Fabio Pignataro, commissario liquidatore di Asset Banca, nominato da Banca Centrale, che ha affiancato Roberto Venturini nelle operazioni di liquidazione ed ha proseguito il suo lavoro anche dopo che esplose il caso dell’indagine nei confronti di Venturini stesso.

Già liquidatore anche in altre vicende del sistema bancario e finanziario sammarinese, Pignataro ha affermato che la liquidazione coatta di Asset era coerente con lo stato patrimoniale e con quanto riscontrato nell’istituto di credito.

Secondo il liquidatore era stato riscontrato deficit per diverse decine di milioni di euro, si era dovuto procedere alle rettifiche su partecipazioni, sui crediti, sul valore degli immobili, che erano stati sopravvalutati rispetto al valore di mercato. Insomma, secondo il commissario gli elementi per procedere alla Lca c’erano.

Non solo, venne fatto anche un esposto all’Autorità giudiziaria per eventuali profili penali di responsabilità in capo agli ex esponenti aziendali per azioni o omissioni che potessero avere impattato sulla situazione patrimoniale, per il deficit sui crediti e per la valutazione non coerente degli immobili. “Un esposto nel quale descrivevamo la situazione senza individuare reati specifici, essendo questo eventualmente compito del giudice”.

“Quale esito ha avuto questo esposto?”, ha chiesto lo stesso Commissario della legge Vico Valentini. Non si sa.

“Noi non siamo stati chiamati per nessuna istruttoria, per essere ascoltati” ha risposto il testimone. Nessuno in aula, neppure la parte Asset, sa che fine possa aver fatto questo esposto, tanto che lo stesso avvocato Rossano Fabbri ha chiesto di acquisire il fascicolo, ammesso che ci sia, per capire che fine abbia fatto quell’esposto. Acquisizione disposta dal giudice Valentini.

Nel pomeriggio di ieri altri testimoni, mentre per questa mattina è fissata una nuova udienza del medesimo processo 500. Ancora una quarantina i testi da sentire.

Sentenza prevista per i primi di luglio o al massimo a settembre.

Articolo tratto da L’informazione di San Marino pubblicato integralmente dopo le 23

Condividi


Per rimanere aggiornato su tutte le novità iscriviti alla newsletter

Quando invii il modulo, controlla la tua inbox per confermare l'iscrizione

Privacy Policy