San Marino. Tomasetti: “Matteo Ciacci mi disse che Rf era ostile”

San Marino. Tomasetti: “Matteo Ciacci mi disse che Rf era ostile”

Tomasetti: “Matteo Ciacci mi disse che Rf era ostile”

ANTONIO FABBRILe tre archiviazioni romane mettono nero su bianco che dalle ricostruzioni di Gozi e Tomasetti nulla emerge di penalmente rilevante. La cosa grave, semmai, è che, visto che gli stessi fatti sono stati denunciati a San Marino e sopra ci si è costruita buona parte del castello della Commissione di inchiesta e dei procedimenti disciplinari e giudiziari, non siano mai state comunicate a San Marino. La narrazione continua ancora oggi ad essere veicolata per tornaconto personale o di bottega. Questo anche se nel processo emergono chiare talune situazioni che, è evidente, chi ha interesse a tenere in piedi il castello, sottace o distorce.

Il finanziamento a BancaCis e il verbale cambiato Tra le questioni che generarono attriti tra Bcsm e il governo, ci furono i temi del finanziamento a BancaCis. “Misero in forte difficoltà il Ccr e il governo – ha testimoniato Nicola Renzi – perché la Banca Centrale aveva autorizzato la concessione di varie linee di finanziamento a BancaCis. Si riscontrava questa aporia su chi fosse l’ultimo soggetto a dover autorizzare il finanziamento. A un certo punto arrivò una e-mail da parte della Presidente di Bcsm Catia Tomasetti che informava che era stata deliberata dal Condir di Bcsm una linea di liquidità nei confronti del Cis e che questa linea di liquidità era stata subordinata alla ratifica da parte del Ccr. La cosa era stata stabilita e votata dal Condir a fine luglio e si chiedeva di convocare il Ccr per dare questa ratifica per erogare queste somme. Appena ricevetti questa notizia, corsi dal mio collega degli interni, membro anche lui del Ccr, e dissi che la cosa era inaccettabile. Rappresentai che le linee di liquidità concesse non potevano essere responsabilità del Ccr. Non poteva essere messa questa responsabilità in capo al Congresso di Stato, che si sarebbe trovato a decidere su cose per le quali non aveva i mezzi per farlo. Sarebbe stata una invasione di campo enorme ed una assunzione di responsabilità enorme”.

Ha quindi aggiunto Renzi: “In altre parole tutte le volte che c’erano da pendere delle decisioni rilevanti che potevano portare responsabilità, magicamente doveva essere riportato in campo il Congresso di Stato. Una cosa che mi indispettì moltissimo in quella riunione. Io, Zanotti Celli e Zafferani rispondemmo che la ratifica non eravamo disponibili a darla e io pretesi che quella e-mail della Tomasetti fosse allegata al verbale”.

Poi evidentemente quelle somme sono state erogate lo stesso dal Condir di Bcsm, che, è emerso anche in altra sede, ha addirittura cambiato il proprio verbale. E qui la presidente di Bcsm, Catia Tomasetti sostiene di avere inteso la richiesta di liquidità come “un agguato di BancaCis, ma che sicuramente aveva, tra virgolette, dei sostenitori nell’ordire questa trama nel Direttore e Vicedirettore, forse anche in qualche membro del CCR…” L’impressione della Tomasetti, però, viene smentita dalla e-mail citata da Renzi e allegata al verbale del Ccr oltre che alla relazione della Commissione di inchiesta.

L’incontro coi Reggenti e la richiesta di fiducia via e-mail Quando sa di essere indagata la Tomasetti informò la Reggenza: “Mi parve doveroso farlo perché la nomina del presidente di Bcsm viene dal Consiglio”, ha detto. Chiese alla Reggenza la convocazione di un Consiglio. Parlò con i membri del Congresso di Stato e tirò fuori la questione del generale Luciano Carta e della Commissione Antimafia italiana, per esemplificare le possibili ripercussioni, secondo lei; per fare pressioni, secondo Renzi: “L’impressione fu che volesse farci capire a che livello di contatti poteva arrivare, per cui noi dovevamo mettere giudizio”, ha detto Renzi. Quello che fa fede, in ogni caso, è ciò che è verbalizzato dal Congresso di Stato, mai dichiarato falso. Poi la presidente ci ripensò, optò per una irrituale conferma di fiducia “informale” da parte dei capigruppo tramite e-mail. Ed è qui che si scopre la capacità della presidente Tomasetti di inserirsi nelle dinamiche politiche e di avere contatti utili con esponenti politici, anche se, emerge sempre dalla sua deposizione del primo marzo, non vuole che si sappia.

Ora, posto che il rinnovo della fiducia avviene formalmente alla presenza di presentazione di dimissioni e da parte dell’organo, nella fattispecie il Consiglio, preposto a rinnovare quella fiducia, nel giro di e-mail, venne fuori che un politico di maggioranza di Adesso.sm, in stretto contatto con la Presidente le riferì che Repubblica Futura, in maggioranza era contraria a questa fiducia informale che, francamente, dà più l’impressione di essere un atto di piaggeria e servilismo se manifestato al di fuori delle sedi istituzionali preposte.

Ma chi le disse di questa posizione di Repubblica futura?”, ha chiesto allora l’avvocato Enrico Carattoni. “Un politico, il nome non lo vorrei dire...” ha risposto la Tomasetti. “Beh, siamo in un processo penale, lo deve dire”, è intervenuto il giudice Adriano Saldarelli. “Però – ha replicato la Tomasetti – si dica all’Informazione che magari non lo scriva...”, ha detto la presidente rivolgendosi al giudice e indicando noi.

Quindi ha risposto: “Me lo disse Matteo Ciacci”.

Dunque, la Presidente di Banca Centrale chiede al giudice di intimare al giornale di non fare il proprio lavoro. Il giudice, grazie a Dio, questa inopportuna e singolare richiesta l’ha in sostanza ignorata. Ciò non toglie che la propensione della Presidente a non volere che si scrivano notizie per lei scomode o imbarazzanti, emerge come una priorità, tanto da pretenderlo in pubblica udienza. D’altra parte siamo assurdamente sotto processo proprio per avere fatto il nostro lavoro a lei non gradito. Ma quel che è peggio è che la richiesta di mettere all’informazione il bavaglio – che altri si sono supinamente lasciati mettere parlando di un “politico sammarinese non meglio identificato”, che invece è stato identificato eccome – appare come volontà di tenere nascosti rapporti con specifici esponenti politici coi quali, si ha l’impressione, tenga frequenti contatti la Presidente di Banca Centrale, la quale per contro denuncia come “anomali” i contatti degli altri.

Considerazione inevitabile La richiesta di voler silenziare la stampa su una affermazione di grande rilievo politico e interesse pubblico fatta dalla Presidente Catia Tomasetti – che tra l’altro tra le amenità che ha riferito in udienza ha pure affermato di non leggere la rassegna stampa (Maddai? E ci dovremmo credere quando allega ai suoi esposti pagine e pagine di dossier con articoli utilizzati per “unire i puntini”?) – denota la evidente volontà di tenere nascosta l’identità dei suoi interlocutori politici, che si ha l’impressione vengano usati abilmente, anche ed evidentemente, per determi- nare dinamiche che con l’incari- co da lei ricoperto hanno poco o niente a che fare.

Articolo tratto da L’informazione di San Marino pubblicato integralmente dopo le 18

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