MARINO CECCHETTI – Siamo un Paese che non finisce di stupire, specie quando di mezzo c’è la giustizia. Nel marzo scorso un colpo di spugna ha posto fine alla tangentopoli sammarinese, con un danno allo Stato che ne ha messo in pericolo la sopravvivenza. Eppure non se ne parla quasi più.
A tenere banco è il ‘caso Serenissima’. In sintesi: otto cittadini che avevano mandato al quotidiano loro scritti su temi di attualità, firmati con nome e cognome, sono stati – incredibilmente! – accusati di esercizio abusivo della professione giornalistica. Com’è potuto succedere? Il Dirigente del Tribunale prof. Giovanni Canzio l’11 marzo 2021, sulla base di una lettera del Segretario di Stato Roberto Ciavatta, classifica la segnalazione riguardante gli ‘improvvisati’ giornalisti come un “esposto” e “dispone” – è scritto così, cioè “dispone”, nero su bianco, nel provvedimento da lui firmato – l’apertura di un fascicolo presso la cancelleria penale. A maggio 2022 il caso viene archiviato dal giudice inquirente Roberto Battaglino. Non si vede come le cose avrebbero potuto andare diversamente.
Caso chiuso dunque. Dunque fine della storia. No, invece. Se ne parla e se ne riparla anche in ambito politico. Motivo? Non per la gravità del fatto in sé – un vero e proprio attentato alla libertà di espressione per fortuna sventato – ma perché il prof. Canzio si sarebbe ritenuto offeso per certe “ricostruzioni – a suo dire – calunniose” del ‘caso Serenissima’, effettuate in ambito politico. Tanto che avrebbe chiesto di persona l’intervento sia del Consiglio Giudiziario sia della Commissione Consiliare per Affari di Giustizia. Il primo organismo ha diffuso un comunicato che è un capolavoro di scrittura ermetica, il secondo avrebbe deciso di soprassedere.
Articolo tratto da L’Informazione di San Marino, pubblicato integralmente dopo le 22.