Commissione consiliare Affari esteri di San Marino, seduta della mattina di venerdì 12 gennaio 2024

Commissione consiliare Affari esteri di San Marino, seduta della mattina di venerdì 12 gennaio 2024

Nella seduta della mattina riprendono i lavori della Commissione consiliare avviata mercoledì scorso.

Lo evidenzia il report di San Marino News Agency, precisando come si concluda “il dibattito sull’Accordo di Associazione con l’Ue, con la replica del Segretario di Stato per gli Affari Esteri Luca Beccari, in risposta alle domande rivolte dai commissari nella seduta precedente e con ulteriori interventi dei commissari.  Nell’intervento del Segretario si affrontano quindi alcuni punti dell’Accordo relativi, tra l’altro, allo Status giuridico della Repubblica di San Marino, all’implementazione dell’intesa, alla libera circolazione delle merci, al superamento del Memorandum con Banca Italia e al tema della vigilanza, alle quote delle residenze e ai fondi europei.

Concluso il comma 6, si procede ad affrontare una serie di comma dedicati alla concessione di residenze e permessi di soggiorno. Giunti al termine della seduta, il presidente Denise Bronzetti, comunica, come da accordi con i commissari, che non si terrà la seduta notturna, prevista all’ordine del giorno, e che il comma rimasto da esaminare, il n. 11, “Riferimento sull’attività di monitoraggio della Legge n.118/2010”, ovvero la “legge sull’ingresso e la permanenza degli stranieri in Repubblica”, sarà affrontato in una successiva convocazione della Commissione per cui è proposta la data di mercoledì 24 gennaio. I lavori della Commissione si chiudono.

Di seguito un estratto del dibattito della mattina al Comma 6.

Comma 6. Riferimento del Segretario di Stato per gli Affari Esteri sull’Accordo di Associazione con l’Unione Europea e successivo dibattito / seduta pubblica.

Luca Beccari, Segretario di Stato per gli Affari Esteri, replica:

Sono tanti i quesiti posti, cerco di dare una risposta mettendo insieme un po’ di domande simili.

In via generale, credo sia importante fare questa precisazione che aiuta la comprensione dell’accordo. Dunque, l’accordo ci fornisce, oltre che un sostanziale diritto di accesso al Mercato unico a parità di condizioni rispetto i Paesi e i cittadini Ue, nella sua parte istituzionale stabilisce uno status giuridico. Ovvero c’è per la Repubblica di San Marino e per Andorra uno status di Paese terzo che ha però la possibilità di operare in regime di equivalenza nel Mercato unico. E’ uno status speciale non dato dall’adesione e non è frutto di una mera associazione che prevede alcune facilitazioni. Questo status giuridico poi deve attivarsi in un meccanismo di funzionamento del Mercato unico. Consideriamo un unicum del 100% di tutto l’insieme delle normative che regolano il Mercato unico, l’Ue dice: ‘Tu non devi recepire tutte le normative che regolano il Mercato unico, ma per avere questo status ti chiedo di recepire almeno queste normative che sono una garanzia che permette di stabilire un sostanziale regime di equivalenza’. E’ un passaggio importante. Mentre per lo Stato membro- indipendentemente che abbia mare, fiumi, treni, foreste..- deve essere recepito tutto l’aquis in tutta la sua integrità, per noi questo non è richiesto. E non solo dove non abbiamo risorse naturali o caratteristiche particolari, noi non recepiamo tutta la normativa dei 25 Allegati, ma solo gli istituti rilevanti. Sul Mercato unico lavoreremo su una base di insieme di regole generali che ci offrono delle possibilità a determinate condizioni, in ragione del nostro status giuridico. L’altra condizione è che noi implementiamo un corpo di normative essenziali per ogni Allegato. Per fare un esempio: sull’istruzione non dobbiamo recepire tutti gli istituti europei, ma i nostri studenti avranno uno stato giuridico che gli consentirà di studiare in tutti gli Atenei dei Paesi Ue, ma poi dovremo recepire alcuni aspetti.  Questa è una delle materie su cui non è richiesta una implementazione particolare. Su altri campi, per esempio il sistema finanziario, il livello di implementazione è più alto e la condizione essenziale è superiore.

Quello che siamo chiamati a recepire serve a garantire che il nostro mercato, che si apre allo stabilimento, non diventi un by pass. Cioè un’azienda europea verrà a San Marino non fruendo condizioni più vantaggiose rispetto al Paese di residenza e di un altro Paese membro. Altra richiesta è che l’integrazione non comporti effetti distorsivi e che le nostre normative garantiscano che la qualità di prodotti e servizi sia conforme agli standard europei. Ci mette in una condizione articolata ma importante.

Un’altra cosa importante da spiegare è sulla clausola di salvaguardia e sulla Commissione mista.

Il Comitato misto e gli organi interni all’accordo non solo diventano sede di confronto permanente istituzionalizzata. Il Comitato misto si dovrà riunire ogni 6 mesi in maniera standard e tutte le volte in più che ogni parte lo richiederà. La funzione di risoluzione delle controversie è presente, ma come nella Convenzione monetaria, la funzione è anche quella del ‘mettere la x’ su una serie di implementazioni che San Marino ha fatto. E questo comporterà l’apertura anche qui di una fase negoziale. Dovremo quindi continuare a negoziare la parte implementativa: per esempio fare presente che ‘noi questa direttiva l’abbiamo già fatta così’, ‘questo non si può fare ma si può fare così’, per avere altri margini negoziali.

Terza cosa, l’accordo prevede la possibilità per la rappresentanza sammarinese di assistere e partecipare, rispetto alla parte finanziaria, ai comitati EBA EMA e EIOPA. Pur andando senza diritto di voto, saremo parte integrante di questi organismi e ciò vuole dire che saremo leggibili e potremo sapere in anticipo le dinamiche e fare presente che, magari, una normativa dovrebbe tenere conto di certe peculiarità. E questo vale per le autorità finanziarie ma anche per il resto. Pensate se sul sistema unico di approvvigionamento del vaccino per il Covid avessimo potuto essere lì e alzare la mano per dire che anche i piccoli Stati sono parte del territorio, per una integrazione e cooperazione vera.

Altra cosa che riguarda l’implementazione: quando dico che sarebbe importante definire una sorta di unità coordinamento per le implementazioni, mi riferisco al fatto che- dal mio punto di vista, ma si deciderà poi come meglio fare- per noi, come Segreteria agli Affari Esteri, cambierà il tipo di lavoro che dovrà essere di gestione dell’Accordo in un’ottica negoziale e diplomatica. Ma la parte implementativa non è possibile pensare che se ne occupi la Segreteria agli Affari Esteri, ci vorrà probabilmente per la Pubblica amministrazione una unità di coordinamento, che vedo bene nella Dgfp, in coordinamento delle Segreterie di Stato, che governerà i processi implementativi. Ci saranno due mondi, quello di alta governance dell’accordo, che rimarrà in capo alla Segreteria degli Esteri, ma ci vorrà all’interno della Pa una unità che faccia questa attività di coordinamento.  Inoltre, bisognerà rimettere in campo quello che avevo proposto- ma forse non ha suscitato interesse- noi dovremo inserire un vaglio di conformità normativo ad origine, non possiamo porci il  problema dopo. Quindi quando facciamo un decreto, ci dovrà essere qualcuno che guarda l’accordo  e veda se è conforme o almeno non sia difforme, e questo pernette anche di fare una strategia normativa e di non imballare il Consiglio con troppi provvedimenti. Questo farà scaturire anche esigenze di riforme che oggi non abbiamo. Oggi lo abbiamo capito con le residenze, ma magari c’è una normativa, per esempio sui fitofarmaci, per cui capiamo che dobbiamo rifarla tutta, invece che intervenire a pezzo.

Sulla libera circolazione delle merci: abbiamo un passaggio importante che riguarda il tema del T2 rispetto il quale siamo riusciti ad ottenere l’inserimento nell’Accordo di associazione all’interno del Protocollo paese emendabile bilateralmente. Quindi la discussione in materia di T2 è richiamata nell’accordo per cui potremo affrontarla, attraverso il Comitato misto e l’implementazione. Non comportata un risultato immediato ma chiude l’impasse. Diventerà un tema di confronto di un tavolo di tecnici in cui proporre soluzioni. Al di là del T2, per le nostre imprese l’accordo è importante perché ci vedremo garantita l’identità sammarinese del prodotto, come richiesto dalle aziende, il così detto ‘made in San Marino non si vuole perdere e abbiamo ottenuto che sia considerato equivalente al ‘made in Ue’. Il nostro prodotto non ha quindi il marchio CE, ma non significa sia discriminato e ci garantisce comunque la libertà di circolazione. Le nostre aziende hanno come riferimento il Mercato europeo e devono già ottemperare una serie di standard dei prodotti. Il problema è che la tendenza europea negli ultimi anni è quella di creare sempre più obblighi e requisiti per la conformità delle aziende europee e anche obblighi e requisiti per le aziende terze. Oggi ci sono  aree con barriere all’ingresso per le nostre merci, anche se lavorate semplicemente. E’ un aspetto grossissimo e cambierà molto finalmente per le nostre aziende l’avere le stesse regole produttive, ma intendo anche solo di commercializzazione, perché oggi se l’azienda importa e rivende c’è lo stesso problema.

Il Sistema unico di riconoscimento delle imprese è fondamentale: per avere informazioni sulle nostre aziende ed evitare frodi e sarà tutelante per San Marino perché le frodi- che giocano sulla mancanza di comunicazioni tra sistemi, saranno bypassate dalla piattaforma unica.

Sulla Convenzione con Italia del ‘39: l’Italia non poteva negoziare la modifica della Convenzione perché l’Unione era impegnata a negoziare sulle stesse materie. L’Italia non poteva metterci mano. Ora che è regolato ed è chiuso, possiamo riaprire con l’Italia i temi che ci stanno a cuore e che potrebbero essere cambiate. E strategicamente siamo ora in una posizione completamente diversa. Ci sono principi generali che potremmo far valere e l’Italia non potrà più dire ‘questo non lo posso fare perché non siete in Ue’.  Il secondo aspetto importante è il fatto che noi non abbiamo una posizione negoziale che dipende solo dall’Italia questa volta. Per esempio, sui tabacchi, se San Marino volesse fare un accordo con Francia o Slovenia, può avere alterative. E’ un ragionamento in prospettiva per il paese, perché non sappiamo quali saranno le esigenze di San Mario tra 8 e 10 anni. Ora. sedersi al tavolo con uno status giuridico diverso, cambia la situazione.

La Ratifica: non dipende da noi, ci sono tempi elettorali per noi e per le Europee, se noi riusciamo a farla prima dello scioglimento del Consiglio è un segnale positivo che spinge anche gli altri a ratificare velocemente. Se non riusciamo, non credo sia un bel segnale dire ‘possiamo ratificare in dicembre’. L’importante è arrivare alla firma perché chiude le questioni e si potrebbe fare anche dopo lo scioglimento del Consiglio, prevedendolo eventualmente del decreto di scioglimento, ma sono aspetti che vedremo strada facendo.

Sulla vigilanza bancaria: noi continueremo ad avere la nostra vigilanza nazionale, ma sarà a sua volta ‘vigilata’ dalle tre agenzie europee, ci sarà una sinergia e collaborazione con loro che, da una parte, daranno indicazioni, esprimeranno linee guida e raccomandazioni cui la nostra Banca centrale si dovrà attenere e avranno, dall’altra, anche linee di intervento se la nostra Bcsm non si atterrà. C’è quindi l’aspetto della risoluzione di questi ‘gap’ che parte dal Comitato misto e che permetterebbe poi di arrivare a una soluzione. E’ importante perché a questo punto la nostra Bcsm avrà un riconoscimento europeo e sarà in relazione con le principali autorità, ci saranno dialogo e interazione che permetteranno non solo di risolvere problemi ma anche di gestire l’ordinario.
Non sarà più necessario a questo punto il Memorandum con Banca d’Italia, non tutti hanno chiaro la sua importanza. Lo era perché era l’unico strumento normativo che aveva l’Italia per concedere operatività trasfrontaliera tra San Marinoe Italia in termini di accesso e operazioni quando si è Paese terzo, per cui è prevista una vigilanza consolidata . In Europa è implicito che una succursale tedesca, per es., potrà fare operatività nei paesi membri sulla base dei principi di vigilanza consolidata del sistema europeo, per questo c’è libera circolazione dei servizi. Se non si è dentro al Mercato unico serve il Memorandum. Poi, se ci sono cose in più da stabilire tra due Stati,  questi possono volontariamente fare un memorandum, non è vietato, ma il memorandum non è più la condizione sine qua non per fare operatività in Italia e in Europa. Non solo con l’Italia, non avremo bisogno di memorandum con nessun paese Ue.

Il calcolo delle quote per residenze: si parte da un anno zero. Quindi per esempio sul 2025, la base dei dati è al 31.12.2024, si guarda al numero dei cittadini Ue residenti a San Marino e si divide tra cittadini economicamente attivi (ovvero che producono reddito), o non economicamente attivi (pensionati e persone che non producono reddito). Si calcola per i primi la percentuale del 3%, per gli altri l’1% . Le due somme che sono ricalcolate ogni anno sulla base del dato dell’anno precedente. Se il numero cala, cala quindi anche la soglia, se aumenta, sale: più residenze daremo, più si alzerà la soglia, meno le daremo più resterà stabile.

I calcoli fatti sulle prime proiezioni parlando di un dato partenza di 80-90 residenze l’anno per gli economicamente attivi, e 10-20 unità per i non attivi economicamente.  Dovremo avere un regime in cui al 1° gennaio di ogni anno si apre una sorta di fase libera. Se ci sono requisiti per la residenza, la ottiene, nelle due categorie, esaurite le soglie, arrivati a 80 e a 20 residenze, teoricamente potremo fermarci e non dare più residenze. Poi la normativa sammarinese stabilirà quando si superano le soglie (per esempio per il ricongiungimento familiare, per il lavoro turistico…) purché non si discrimini tra cittadino europeo da quello extra comunitario. Siamo noi che decidiamo quante residenze vogliamo alla fine, l’obbligo che abbiamo rispetto l’Ue è molto più basso rispetto le residenze che già diamo. Ogni anno daremo sì e no 100 e più ricongiungimenti familiari, tutto il resto lo decidiamo noi. Gli studenti che vengono a studiare a San Marino però non rientrano nelle quote.

Sulle possibili sanzioni: se San Marino decide di non implementare la normativa sulla statistica, a un certo punto si aprirà una vertenza in cui ci si spiega, si fa un piano di risoluzione del problema fino all’estrema ratio di lasciare l’accordo… ma non avremo sanzioni o misure coercitive per farci rimettere sui binari, è come un accordo tra Stati.

I fondi europei: noi non riceveremo fondi europei diretti, perché noi non siamo Paese membro e non finanziamo l’Ue e non la finanziamo con il nostro gettito fiscale. Sinceramente,  è impossibile si faccia questa domanda dopo che se ne discute da 9 anni, allora forse c’è malizia nelle domande.

Altra cosa è l’accesso ai progetti regionali di prossimità o se poi una entità giuridica che chiederà fondi europei sarà in co-partecipazione. Se vogliamo fare un progetto universitario di formazione, per esempio, lo faremo con altre università europee e saremo tra i richiedenti dei fondi. Ma pensare che ci danno soldi per fare l’ospedale no,  non sarà così, a meno che il nostro ospedale non diventi parte di un circuito di ospedali in Europa. Non può essere che dopo 9 anni parliamo di fondi europei, no mettiamo nella gente l’idea dei fondi perché facciamo confusione.

Mi sembra di avere risposto un po’ a tutto. Chiuso dicendo questo: non lo dobbiamo decidere ora, faremo il riferimento in Consiglio e in altre commissioni, ma credo quello che sarebbe importante fare, per essere anche operativi e dare anche comunicazione nel paese, è spiegare cosa c’è da fare per ‘mettere in moto la macchina’. Per esempio sarebbe importante, prima della fine della legislatura, fare un macro quadro sui primi 10 interventi da portare . Un punto è quello di  istituire un sistema di verifica di conformità, quindi vogliamo dare delle priorità a residenze, banche… facciamo una road map di implementazione per capire chi parte prima o dopo..questo secondo me ci mette nelle condizioni di presentare al Paese non tanto l’accordo e  basta, ma come il paese cambia in funzione dell’accordo, in modo che sia più facile anche comprenderlo.

Denise Bronzetti, Npr, presidente: In accordo con quanto chiesto dai commissari, vorremo anticipare il comma 10, interrompendo le repliche che ci saranno sul comma dell’Ue e procedere su pratiche cui è necessaria la maggioranza dei 2/ 3 dei voti per essere approvate, pratiche ferme da mesi.. Sospendiamo il comma 6 e apriamo quindi il  comma 10  “Concessione del permesso di soggiorno ordinario ai sensi dell’art. 19-bis della Legge n.118/2010 e successive modifiche”.

Concluso l’esame delle pratiche al comma 10, si torna alle repliche sul dibattito sull’Accordo di Associazione con l’Ue:

Gian Matteo Zeppa, Rete: Ci sarà modo, come percepito, di analizzare e approfondire per consentire alla cittadinanza di capire i termini del negoziato. Non ho capito se il Segretario ha risposto  alla mia domanda relativa al mMemorandum con l’Italia, se ora è superfluo o sorpassato.

Nei vari appunti che mi ero preso del suo intervento, lei sottolinea il fatto che si è arrivati alla conclusione con la parafatura e lei dice  ‘è arrivato l’accordo sui principi perché impossibile trovarlo su tutti i singoli argomenti’. Questo vuole dire che è chiuso di fatto con la parafatura o, essendo vasto tutto il complesso del negoziato, c’è la possibilità che qualcosa sia rimasto fuori? C’è una flebile possibilità che su certe tematiche sia possibile ridiscutere ancora?

Andrea Zafferani, Rf: Non c’era malizia nella mia domanda sui fondi europei, ma la volontà di comprendere bene il quadro, lei l’ha spiegato ora meglio in maniera precisa, ma mi è rimasto un punto. E’ un tema per cui si è parlato poco pubblicamente, lei dice che era chiaro fin dall’inizio,  a me, a dire la verità, non era chiaro questo blocco assoluto, anche se non era il tema per cui si era partiti e non è obiettivo dell’accordo avere soldi dall’Europa e concordo. Prendo atto, ma non c’era malizia nella domanda. Lei parlava dell’accesso ai progetti regionali di prossimità che è un meccanismo d finanziamento che già sperimentiamo e dovremo potenziare, ma non potremo accedere a fondi per finanziamenti diretti a San Marino. Ma se San Marino finanzia una infrastruttura, penso in ambito energetico, che si colloca nel nostro territorio, ma serve all’esterno, potremo accedere? O una iniziativa sociale, una scuola aperta anche per cittadini comunitari sarebbe finanziabile? Vorrei capire cosa è finanziabile con i fondi europei dentro il territorio con i progetti misti che devono coinvolgere i Paesi membri.

Giuseppe Maria  Morganti, Libera: Anche io sono un po’ colpito dalla reazione del Segretario sulla domanda dei fondi Ue. Abbiamo capito adesso, ma ricordo le commissioni Esteri della precedente legislatura, quando abbiamo avanzato questa problematica e non era arrivata questo livello di specifica nelle risposte.  La questione Fondi non è secondaria, perché molto dello sviluppo che i piccoli Stati sono riusciti a conseguire è legato ad essi. Il negoziato poteva, o magari potrebbe ancora, affrontare questo aspetto, o ci spaventa il contributo di San Marino? Facendo un’analisi oggettiva rispetto quello che altri Stati danno all’Ue per il suo funzionamento, San Marino proporzionalmente non dovrebbe superare i 12-13 milioni di euro l’anno e mi pare cifra non spaventosa ma messa a frutto per giungere a fondi stra-importanti per infrastrutture e sviluppo, cultura e ricerca, ambiti che oggi non ci possiamo permettere. E’ questa una parte dolorosa o per lo meno mancante delle belle cose invece definite in questi giorni.

Nicola Renzi, Rf: Io ci tengo a sottolineare una cosa, il percorso suggerito dal Segretario ritengo sia in linea rispetto quello che anche io avevo cercato di dire. Questa road map che ha individuato, con 10 punti qualificanti che devono essere il cardine del futuro della Repubblica di San Marino per l’implementazione dell’accordo è necessaria e ottima e ci permetterà di relazionarci alla cittadinanza dicendo ‘dobbiamo fare queste cose’. Io spero che la definizione di un documento, che dovrà essere votato da tutti con priorità, venga dopo qualche altro momento di approfondimento in Commissione, dove possiamo sviscerare quei 3-4 punti che riteniamo più sensibili. Non so se sarà possibile, per via dei tempi di fine legislatura, noi siamo fermamente convinti che, se si andrà avanti, si dovrà incanalare il tempo per fare questo canovaccio delle cose da fare.

Alessandro Rossi, Gruppo misto: L’accordo di associazione lo ritengo un sottoprodotto rispetto l’eventuale percorso adesione mai intrapreso. Gli elementi emersi: il tema dei fondi non c’è, il T2 non c’è, c’è l’accesso al Mercato unico che è una opportunità prettamente commerciale, ma gli altri aspetti sono vacanti. Avevo richiesto i documenti da consultare prima possibile su cui documentarsi in modo più approfondito, ne saremmo grati.

Luca Beccari, Sds Affari Esteri, Conclusioni:

Sui fondi Ue, porto l’esempio dell’iniziativa Adriatico-ionica: mobilità, ambiente, istruzione ed energia sono i 4 pilastri. E in queste 4 macrocategorie possono rientrare i progetti compartecipati, con ricadute su più Stati. Un esempio: potremmo avere fondi per realizzare un parco eolico in Adriatico con la compartecipazione di Italia, Croazia,Slovenia …la nostra partecipazione al progetto sarebbe co-finanziata. Se lo volessimo fare qui, un impianto per la produzione di energia green, con una distribuzione energetica a favore di altri Paesi, sì, come potremmo fare a San Marino un impianto di smaltimento rifiuti che serve all’Emilia Romagna. E’ sufficiente fare progetti a coinvolgimento regionale, non solo statale. Questo è quello che noi abbiamo, poi ci possono essere altre iniziative macro regionali che ci possono interessare.  Altro esempio il turismo: la realizzazione di una piattaforma web per un censimento turistico e l’analisi dei flussi di mercato fatta in partecipazione con Italia o Polonia…lo puoi fare per ottenere fondi europei.
I fondi non sono questione di convinzione o atteggiamento remissivo. Ovvio San Marino ha posto la questione, già prima che arrivassi io. La risposta della Commissione è sempre stata la stessa: non li possiamo dare, non c’è uno strumento giuridico che permette alla Commissione di finanziare un paese associato, come finanzierebbe uno Stato membro. Il non essere Stato membro lo preclude. Non è solo una questione di  contribuzione ai fondi ma ma anche la partecipazione al processo decisionale dei fondi, trattativa che avviene dentro la Commissione europea e al Consiglio a cui non partecipiamo in quanto non membri.

Adesso Rossi dice ‘questo è un sottoprodotto’… grazie, è vero, abbiamo discusso a suo tempo sull’adesione, l’Ue cu ha detto che non sono aperti ad adesioni ulteriore. E’ una scelta fatta nel 2014.

Della questioni fondi si è sempre dibattuto in Commissione mista, benissimo credere che potevamo insistere di più ma, credetemi, andate a parlare con il Dipartimento Affari Esteri. Hanno trattato questo tema allo sfinimento con la Commissione ed è sempre stata data questa risposta, non è solo motivo di dare un contributo come Paese, ma è una questione strutturale.

Sul tema di Zeppa, abbiamo negoziato tutto?. Quando dico che abbiamo trovato accordo sui principi, non intendo i principi generali alti. Negli ultimi mesi non abbiamo fatto l’elenco delle direttive formali, ma ci siamo chiariti sul fatto che su certe convenzioni c’è un periodo transitorio e tutto il resto non si applica, poi lo dobbiamo scrivere. Ma lo abbiamo fatto non su tutto l’accordo, ci sono cose convalidate e chiuse, su altre negli ultimi mesi abbiamo dovuto correre e, per l’economia del negoziato, non si è potuto lavorare sui testi. L’attività negoziale è stata complessa e ci sono anche economie negoziali che vanno al di là dei contenuti. Non è che si corre per arrivare per forza al risultato, sono passati 9 anni….questo governo e maggioranza sono partite con l’incipit nel proprio programma dell’accordo si associazione, idem il governo precedente.. non ci stiamo inventando l’acqua calda, è una sfida che abbiamo abbracciato tutti. Sul Memorandum, come ho detto, non è più condizione sine qua non per la reciprocità dei servizi.

Adesso qui non si tratta di uscire dal prossimo Consiglio con un Odg che dà mandato al governo di questo e quest’altro etc…qui bisogna cominciare, e mi aggancio a Renzi, ad aprire un documento programmatico, con le regole di ingaggio per l’implementazione dell’accordo e di questo dovremo discutere in Consiglio, per fare poi una Commissione che licenzi un documento da avere a febbraio. Poi ci sono la ratifica, la firma etc..quello sarebbe un segnale positivo e lo daremmo anche nostri interlocutori. Penso di aver risposto un po a tutto.

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