Crisi di governo a San Marino. Rete pronta a ritirare la propria delegazione. I possibili scenari

Crisi di governo a San Marino. Rete pronta a ritirare la propria delegazione. I possibili scenari

La bocciatura dell’ordine del giorno di Rete ieri sera in Consiglio ha sancito la rottura definitiva tra il movimento di Matteo Zeppa e il resto della maggioranza.

Rete ha organizzato una conferenza stampa per oggi alle 15.00 a Palazzo Pubblico in cui annuncerà le proprie decisioni, ovvero il ritiro della propria delegazione dal governo, quindi di Roberto Ciavatta dalla Segreteria alla Sanità e di Elena Tonnini da quella agli Interni, e di conseguenza l’uscita dalla maggioranza.

Per capire cosa succederà dopo occorre prendere il pallottoliere e guardare la legge qualificata n. 184 del 2005, quella sul Congresso di Stato.

La norma prevede che “in caso di dimissioni, di decadenza o di morte di un membro del Congresso di Stato nonché in ogni caso di supplenza di un Segretario di Stato, le funzioni vengono temporaneamente assunte, fino alla nomina del successore o fino al termine della causa che ha dato luogo alla supplenza, da altro Segretario di Stato designato dal Congresso stesso con propria delibera”. Vuol dire che le deleghe oggi di Ciavatta e Tonnini saranno distribuite ad interim tra gli altri 8 Segretari.

Questa fase per legge non può durare più di tre mesi. Dopo di che la Reggenza è tenuta a convocare il Consiglio Grande e Generale per la presa d’atto delle dimissioni e per procedere alla sostituzione del Segretario di Stato dimissionario.

Il pallottoliere serve per capire i numeri della maggioranza senza Rete. Ad oggi la Dc ha 20 consiglieri votanti, visto che S. E. Alessandro Scarano va escluso dal conto, Npr ne ha 6, a cui vanno aggiunti gli indipendenti Denise Bronzetti e Rossano Fabbri, Motus ne ha 4. C’è poi chi scommette sul fatto che Rete possa perdere qualche consigliere pronto a restare in maggioranza.

Il totale, al netto di possibile retini dissidenti, fa 32. Che da ottobre scenderà a 31 perché entrambi i nuovi Capitani Reggenti saranno espressione della nuova maggioranza. Il numero è estremamente risicato ma tecnicamente sufficiente per votare i sostituti di Ciavatta e Tonnini ed andare avanti (o tentare di farlo) fino a fine legislatura, ovvero poco più di 1 anno.  Ma per fare cosa?

C’è chi, come Motus e Fabio Righi, chiede di sbloccare alcuni progetti bandiera, come quello di Amazon ServicePsd e (parte della) Dc puntano invece tutto sull’accordo di associazione con l’Unione Europea, che richiede ancora diversi mesi di lavoro.

C’è poi il Des, progetto portato avanti dai segretari democristiani Beccari e Gatti che senza la forte opposizione di Rete potrebbe essere sbloccato.

Al contrario di quanto avvenuto fino ad ora, sarebbe un governo con tutte le forze politiche numericamente indispensabili per la sopravvivenza e questo può essere fonte di nuovi veti incrociati.

Un governo a breve scadenza di questo tipo sarebbe anche essere base per la costruzione del prossimo governo che nascerà dopo le elezioni. In questo senso va letta la spaccatura all’interno di Libera con i consiglieri Alessandro Bevitori e Michele Muratori che hanno votato contro all’ordine del giorno di Rete insieme al resto della maggioranza.

D’altra parte se i 32/31 non dovessero trovare un accordo o se dovesse arrivare una nuova rottura l’unica strada sarebbe quella delle elezioni anticipate, anche se oggi sembra lo scenario meno probabile.

Di certo si tratta di una situazione caotica e senza precedenti. Un banco di prova per l’intera classe politica.

Davide Giardi

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