Rubrica “Educazione finanziaria”. Gli effetti del rialzo dei tassi sugli investimenti obbligazionari

Rubrica “Educazione finanziaria”. Gli effetti del rialzo dei tassi sugli investimenti obbligazionari

L’attuale aumento dei tassi di interesse, oltre ad avere un impatto importante sui finanziamenti incide fortemente anche sugli investimenti.

Per questo, dopo aver approfondito le principali differenze tra debiti a tasso fisso o a tasso variabile, per la rubrica “Educazione finanziaria creata in partnership con NT Capital SG andiamo ad analizzare le principali conseguenze che impattano sui titoli di debito, le obbligazioni.

COS’E UN’OBBLIGAZIONE?

Le obbligazioni sono titoli di debito per il soggetto che li emette e di credito per il soggetto che li acquista.

Questi strumenti rappresentano la modalità attraverso la quale una società o un ente pubblico si finanzia sul mercato dei capitali.

Le obbligazioni garantiscono all’acquirente il rimborso del capitale (al termine del periodo prestabilito) più un interesse (la remunerazione che spetta a chi acquista obbligazioni in cambio della somma investita).
Questi titoli sono emessi allo scopo di reperire capitali da investire, direttamente tra i risparmiatori.

Il vantaggio per la società emittente deriva da ottenere una provvista a medio-lungo termine coerente con la propria strategia di investimento, a tassi di interesse solitamente inferiori rispetto a quelli praticati dal sistema bancario.

L’investitore invece beneficia di un tasso più remunerativo e ha la possibilità di smobilizzare il proprio investimento sul mercato secondario.
Il detentore di titoli di debito di una società, pur assumendosi il rischio di controparte, gode di una prelazione rispetto all’azionista.

LE OBBLIGAZIONI NON SONO TUTTE UGUALI

Il rialzo attuale dei tassi non ha le stesse conseguenze su tutte le obbligazioni.

Gli effetti infatti saranno diversi, a seconda che le stesse siano:
– bond a tasso fisso;
– bond a tasso variabile;
– obbligazioni indicizzate all’inflazione (inflation linked).
Nel primo caso il ribasso del prezzo sarà più sensibile, a motivo del fatto che il vecchio titolo, emesso quando i rendimenti erano inferiori, oggi offre cedole meno attraenti.

Ecco allora che gli investitori inizieranno una migrazione tra i vecchi bond verso obbligazioni di nuova emissione, i cui interessi periodici, pagati sotto forma di cedole, saranno “allineati” con i più alti tassi di interesse.
Il rialzo dei tassi di interesse farà scendere le quotazioni dei titoli a tasso fisso preesistenti, poiché le stesse sono meno competitive rispetto a nuovi bond dotati di cedola più alta.
Queste obbligazioni a tasso fisso diventano quindi una “trappola” che imprigiona l’investitore, il quale potrà liquidare il suo investimento solo con un sacrificio in conto capitale.

Nelle fasi rialziste è bene essere cauti con i titoli a tasso fisso, specialmente quelli a scadenza lunga.
Le obbligazioni a tasso variabile, invece, subiranno oscillazioni molto più limitate. Grazie alla possibilità di “adeguamento” delle cedole future, infatti, i “nuovi interessi” pagati da ora in poi saranno adeguati al nuovo livello del costo del denaro.
Un discorso a parte meritano i bond indicizzati all’inflazione. Essi, in breve, crescono quando le attese circa il futuro andamento dei prezzi sono sfavorevoli. Quando, invece, l’inflazione è vista stabile o addirittura in diminuzione, il loro valore tenderà a ridursi o a restare stabile.

IL RISCHIO LIQUIDITA’ E IL RISCHIO DI PREZZO

In questa fase di mercato è frequente che gli investitori sovrappesino i titoli di debito (alla luce dei rendimenti medi così interessanti) rispetto alla “consueta” quantità di liquidità.

L’”appetito” della maggior remunerazione deve però tenere conto dei due rischi fondamentali, fortemente correlati fra loro: il rischio di liquidità e il rischio di prezzo.

Se da un lato ogni investimento deve essere considerato anche sotto il profilo della maggiore o minore facilità di smobilizzo in tempi rapidi e a costi accettabili, per le obbligazioni ciò vale in caso di dismissione prima della scadenza. Il rischio di liquidabilità è bassissimo per il titoli di stato, scambiati in modo consistente sul mercato regolamentato, mentre si alza per le obbligazioni emesse dalle società, dove le banche sono i maggiori emittenti, seguite a distanza dalle utility, e quindi dalle tlc e dal settore industriale.

È il rischio di prezzo invece, avendo i tassi di interesse e i prezzi delle obbligazioni una cosiddetta correlazione inversa, che insiste pesantemente sulla liquidità (mandando in perdita eventuali smobilizzi anticipati).

È chiaro quindi come il timing e la consapevolezza del proprio orizzonte temporale di investimento siano elementi da ponderare con attenzione per ottenere un risultato soddisfacente.

I principi di cui sopra sono molto utili e facilmente utilizzabili per una semplice gestione da “cassettista”, fermo restando però che la gestione professionale dei portafogli obbligazionari permette di cogliere maggiori opportunità di mercato dovute dalla variazione dei prezzi dei titoli nel tempo.

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