San Marino. Carovita e politica dei redditi, “Se non arrivano risposte sarà mobilitazione”. CSdL, CDLS e USL in conferenza stampa

San Marino. Carovita e politica dei redditi, “Se non arrivano risposte sarà mobilitazione”. CSdL, CDLS e USL in conferenza stampa

Rassegna stampa. CSdL, CDLS e USL lanciano l’ultimatum dopo la lettera senza risposta inviata al governo lo scorso 20 ottobre per un tavolo urgente

Sull’accordo tripartito “inaccettabili le sciocchezze dette in Consiglio per denigrare il lavoro del sindacato solo perché si è prossimi alla campagna elettorale”

ANTONIO FABBRI – Politica dei redditi e interventi urgenti a supporto delle famiglie, la situazione è grave e i sindacati congiuntamente chiedono all’Esecutivo l’apertura di un tavolo di confronto che possa riunire parti sociali, forze di maggioranza e di opposizione per dare risposte concrete a quella che ritengono una vera e propria emergenza.

Per la verità è da febbraio che sollecitano questo confronto e lo hanno sollecitato nuovamente all’indomani dell’ultimo Attivo dei quadri sindacali, lo scorso 20 ottobre, senza tuttavia avere ancora ottenuto alcuna risposta. Così se questo silenzio continuerà, ma allo stesso tempo se verranno date risposte solo di facciata, scatterà la mobilitazione e i sindacati metteranno in campo forme di protesta.

Questa in estrema sintesi la posizione espressa ieri in maniera corale dalle tre sigle sindacali, CSdL, CDLS e USL. Posizione che si fa portatrice di una vera e propria emergenza che parla di nuove povertà, di famiglie che non arrivano a fine mese perché lo stipendio non basta, per non parlare delle famiglie che lo stipendio neppure lo hanno o di situazioni nelle quali le persone sono costrette a scegliere se fare una visita urgente a pagamento che l’Iss non riesce a programmare in tempi brevi, o se fare la spesa.

“Nonostante da febbraio chiediamo di mettere in campo interventi per aiutare le persone – esordisce il Segretario generale USL, Francesca Busignani – è stato fatto poco per non dire nulla. Alla nostra ultima lettera non è arrivata risposta. Allora la nostra domanda è: a nessuno interessa niente di come va il Paese e di come si stanno, o non si stanno, aiutando le persone? Oppure sono particolarmente lenti nel dare risposte? Secondo noi è più la prima delle due ipotesi. Però – prosegue Busignani – non abbiamo alcuna intenzione di mollare. Con una inflazione così gonfiata appare ovvio che il rinnovo del contratto non potesse avere la pretesa di coprire interamente. Qualcosa è stato fatto, ma manca il pezzo che deve fare lo Stato per coprire il gap inflativo che non riescono a colmare i contratti”.

Inadeguato l’aumento dell’assegno familiare, adottato in uno degli ultimi Consigli, un aumento del 10%, ma che i sindacati chiedevano fosse del 30%.

Non certo trascurabile il problema bollette, dei conguagli delle letture non effettive e delle fatture delle utenze incomprensibili per i cittadini, poi ancora gli affitti in un mercato falsato da residenze atipiche, fiscali, non domiciliate e altre formule, che hanno contribuito a creare e ad accentuare “criticità abitative”, dicono i sindacati.

“E’ stato firmato un documento che dovrebbe servire a calmierare i prezzi della grande distribuzione. Documento che è stato siglato dai sindacati con riserva, perché ne vogliamo vedere gli effetti, dato che i cosiddetti prezzi bloccati sono arrivati anche sul Titano perché stabiliti dalla grande distribuzione italiana. La segreteria alle finanze ha poi messo un 1% in più sulla scontistica Smac stanziando, ha riferito, 200mila euro, ma è poca cosa – dice Francesca Busignani – e per il resto non è stato messo in campo nulla”.

Il Segretario generale della CDLS, Gianluca Montanari, rimarca come le richieste dei sindacati siano incessanti da febbraio scorso “quando ci venne riproposto il decreto dell’era Covid, che aveva però parametri troppo ristretti ed era del tutto insufficiente”. Di qui la richiesta urgente di apertura di un tavolo di confronto per le politiche dei redditi e le politiche sociali, ma “il Governo latita e non ci ha ancora aperto la porta”, dice Montanari.

Quindi le proposte dei sindacati che vanno in diverse direzioni. “Chiediamo di intervenire con risorse pubbliche attuando una decontribuzione sui contributi pensionistici per redditi inferiori ai 25mila euro, misura che avrebbe l’effetto di incrementare di circa 10% il reddito di questa fascia e il suo potere di acquisto”.

Altro intervento riguarda l’adeguamento degli assegni familiari: “Bisogna arrivare al 30% di aumento complessivo. Bisogna colmare assolutamente il 20% in aggiunta a quel 10% già stabilito dal Consiglio. C’è la proposta di ripristino dell’assegno minimo mensile, questo per fare fronte al costo della vita e al caro affitti.

Va data risposta sulle politiche dell’abitazione. Coppie delle giovani generazioni e persone sole che hanno un solo reddito non riescono a pagare un affitto. Faccio un esempio: una pensione minima di 1.080 euro non riesce a pagarsi un affitto di 600-650 euro mensili. A due settimane e mezzo la nostra lettera non ha avuto risposta.

Questo è il punto critico. Quindi chiediamo gli incontri ma, inoltre, se in questi incontri, che spero avvengano, non interverranno risposte su tre punti – calmierare costi, assegni familiari e integrativi, e politica dei redditi – è chiaro che il sindacato dovrà avviare azioni di mobilitazione molto forti. Verranno convocate le assemblee e si valuteranno le modalità più opportune per andare a sostenere queste rivendicazioni”, dice Montanari.

Il segretario generale della CSdL, Enzo Merlini, torna invece sull’accordo tripartito per mettere alcuni puntini sulle “i” del dibattito consiliare nel quale sono state fatte delle affermazioni che al sindacato non sono piaciute. “Soprattutto perché, quanto concordato al tavolo tripartito, si basa su quanto deliberato da tutta la maggioranza di allora, compreso Rete, che invitava a fare di tutto perché si giungesse ad una mediazione tra forze sociali e associazioni di categoria”. Mediazione che è arrivata.

“Certo, anche noi abbiamo masticato amaro per il tempo determinato che passa da 18 a 24 mesi, ma nella mediazione necessariamente si deve giungere ad un compromesso” dice Merlini che evidenzia come si senta aria di elezioni e allora scatti la dinamica politica.

“Lo comprendiamo, ma qualcosa di quello che è stato detto non ci va bene”. Se la dinamica politica è dunque comprensibile e se sono comprensibili pure le critiche, “meno lecito è che su alcuni aspetti si siano dette cose non vere o addirittura non si sia parlato affatto di altri aspetti dell’accordo. Quindi da un lato si è glissato, dall’altro sono state dette assolute sciocchezze”.

Ad esempio “qualcuno ha detto: facile fare questo accordo perché tanto paga lo Stato. E’ falso – ha detto Merlini – perché il fondo ammortizzatori sociali è finanziato dai lavoratori e dai datori di lavoro, poi c’è un piccolo contributo dello Stato relativo all’ indennità di mobilità”. Non è accettabile, soprattutto “quando certe affermazioni vengono fatte da un consigliere che era Segretario di Stato e che lo era fino a qualche mese fa.

Non si dicano falsità, neppure rispetto al lavoro interinale. E’ stato detto che gli accordi agevoleranno il lavoro interinale. Non è così”, ha spiegato Merlini, chiarendo che al contrario sarà disincentivato anche perché sono state meglio specificate alcune norme sul tempo determinato e proprio sulla agenzie interinali, aumentando ad esempio il capitale sociale da versare che si eleva a 70mila euro, più fidejussioni a garanzia degli stipendi. “Il fatto che con le norme precedenti il lavoro interinale si potesse fare per 9 mesi all’anno e oggi per non più di 6 mesi all’anno, significa che l’interinale è più agevolato rispetto a prima o meno agevolato?”, chiede Merlini.

“Penso che ogni persona di buon senso, che abbia letto il testo e abbia fatto il paragone con la normativa precedente, si renda conto che quanto detto è un’altra sciocchezza. Allora che per sostenere le proprie posizioni e denigrare il lavoro degli altri si arrivi a dire queste sciocchezze, non possiamo farlo passare sotto silenzio”.

Posto l’accento anche sulle nuove norme che impediscono di fare il cosiddetto dumping contrattuale attraverso l’espediente dei distacchi. “Allora, tutto questo, cioè le nuove normative sui distacchi, sugli ammortizzatori sociali e sul lavoro interinale, compensano l’aumento del tempo determinato da 18 a 24 mesi? Secondo noi sì”, dice Merlini. “Eppure c’è stata una consigliera ha detto che i sindacati non hanno difeso i lavoratori – riporta Merlini – Che non ci sia più il sindacato si una volta è vero, ma io non ricordo che neanche i vecchi sindacalisti siano mai riusciti ad ottenere tutto il loro obiettivo, a ottenere in una mediazione tutto quello che volessero.

Sinceramente questo modo di denigrare il lavoro degli altri lascia il tempo che trova e si potrebbe risparmiare. Ci poteva stare la critica all’allungamento del tempo determinato, ma sinceramente ci voleva l’onestà intellettuale di dire che l’accordo contempla anche molte parti positive a tutela dei lavoratori.

Quello che fa particolarmente arrabbiare – conclude Merlini – è il fatto che siamo particolarmente prossimi alla campagna elettorale e i lavoratori a tempo determinato sono tanti e sono un bacino di voti. Mi sarei aspettato che la ricerca del voto in più non arrivasse al punto tale di non tenere in considerazione la portata di questo accordo”.

Articolo tratto da L’informazione di San Marino pubblicato integralmente dopo le 18

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