RASSEGNA STAMPA – Tiene banco la sentenza Buriani-Celli Il Segretario agli Interni vuole fornire documenti processuali in Consiglio, poi bacchetta il giudice che ha dichiarato inutilizzabili certe prove illegittimamente acquisite
ANTONIO FABBRI – E’ un Consiglio nervoso quello che si è aperto ieri. E ad essere più nervosi sono proprio coloro che ostentano di voler cantare vittoria e che dovrebbero essere i più sereni. Il che fa venire il dubbio che la vittoria che propagandano non sia proprio tale.
Sta di fatto che in aula si susseguono interventi scomposti, a tratti incespicanti, come quello del Segretario alla Giustizia Massimo Andrea Ugolini, o trafelati e inquisitori come quello del Segretario agli Interni Gian Nicola Berti, che annuncia di voler riversare in Consiglio documenti di un processo ancora in corso – ovvero le e-mail depositate dalla difesa Confuorti intercorse tra questi e Celli – quasi a volerlo dire lui ai giudici come devono amministrare la giustizia e trattare la documentazione depositata. Anzi, a proposito di separazione dei poteri, lo dice pure ai giudici come devono decidere, additando le sentenze che non gli sono piaciute di un magistrato di grado superiore. E perché non gli sono piaciute? Perché quelle sentenze hanno dichiarato che delle prove non sono utilizzabili in quanto raccolte in violazione dei diritti dell’uomo. Poi il Segretario agli Interni, già avvocato di parte civile anche in qualcuno dei processi che richiama, trova il tempo di denigrare tutti i giornalisti di questa Repubblica, perché a suo dire l’informazione sammarinese “non è indipendente e non è professionalmente adeguata”.
Anche al Segretario Andrea Belluzzi, poi, non va bene come è stata fatta informazione. Chissà cosa avrebbero voluto che scrivessero giornali e Tv? Dicono che la stampa non sarebbe indipendente invocandone allo stesso tempo la dipendenza… da loro.
Qualche consigliere minore si accoda a pappagallo alle accuse alla stampa, dimostrando di non avere ben compreso la differenza tra comunicati stampa semplicemente riportati e articoli.
Di certo la cosa più grave appare una neppure troppo velata ingerenza del potere esecutivo nei confronti di quello giudiziario, laddove si stigmatizzano le decisioni di un giudice di grado terza istanza. Chissà se il Consiglio giudiziario, organo di autogoverno della magistratura presieduto dalla Reggenza, interverrà per dire qualcosa? Si vedrà.
Ebbene questo è il clima in consiglio, con l’utilizzo della sentenza del processo Buriani- Celli – peraltro di primo grado e in attesa delle motivazioni – strumentalizzata per gli attacchi politici, per accreditarsi e screditarsi gli uni gli altri, in vista di una campagna elettorale i cui prodromi non promettono nulla di buono.
L’intervento sconsolato di Guerrino Zanotti di Libera fotografa la situazione: “Era ipotizzabile che il comma comunicazioni prendesse la piega che ha preso. Sugli argomenti a seguito della sentenza del processo Buriani-Celli possono esserci commenti di varia natura e purtroppo anche a vario livello. Sono stati toccati livelli di una bassezza incredibile”.
Anche Pasquale Valentini della Dc chiede un cambio di qualità del Consiglio sottolineando che “non è questa la modalità per dialogare con l’Europa”. Tuttavia, essendo il livello quello stigmatizzato da Zanotti, c’è chi senza altri argomenti maramaldeggia sui condannati, ancorché non in via definitiva.
Da Rete attacchi su Buriani e Celli in sequenza da parte di Emanuele Santi, Roberto Ciavatta, poi Matteo Zeppa. “Dava copertura alla cricca. Tutto finiva in archiviazione e venivano inquisiti gli oppositori”, dice Ciavatta, a suo tempo rinviato a giudizio da Buriani per il cosiddetto blitz in Carisp.
Il Segretario al Lavoro Teodoro Lonfernini dice che vuole “il licenziamento in tronco” di Buriani. “Basta sospensione”.
A fare da contraltare al fuoco di fila, interventi più misurati e sensati. “Davvero pensate di fare campagna elettorale ancora con Confuorti? Evidentemente qualcuno lo pensa – ha detto Nicola Renzi di Repubblica Futura – Eppure l’intervento di apertura di questa mattina del consigliere Bugli (vedi pagina 5) aveva fatto pensare si potesse parlare dei veri problemi del paese. Mi ha stupito il nostro Segretario agli Interni che dice di voler mettere a disposizione dell’Aula dei documenti… ma davvero si deve andare avanti portando i processi qua dentro? E’ questo che ci chiedono i cittadini? Rf è intervenuta su un caso e lo rifaremmo cento volte, perché quando un giornalista viene denunciato per avere fatto il suo lavoro – e non lo ha detto solo Rf, ma anche la Consulta per l’informazione – e viene denunciato da Banca Centrale e dal Congresso di Stato, io mi preoccupo a prescindere da chi siano quei giornalisti”.
Luca Boschi parla di tentativo di distrazione, con un intento: decidere chi farà il prossimo governo con la Dc.
Per il Segretario del Pdcs Giancarlo Venturini c’è “l’obbligo di fare chiarezza su quanto accaduto, è nell’interesse delle istituzioni”.
Mirko Dolcini di Dml però commenta: “Oggi mi sembra di essere tornati alla legislatura precedente, Motus non c’era 4 anni fa, ma ricordo dalla radio quando sentivo all’epoca molti interventi analoghi a quelli sentiti oggi. E’ legittimo, ma mi sono chiesto se chi ci ascolta, come me 4 anni fa, sia interessato a queste argomentazioni, piuttosto che ai problemi effettivi che sta avendo il nostro paese”.
La pensa allo stesso modo anche il Segretario all’industria Fabio Righi che dice “no al fuoco incrociato delle colpe, non è così che si chiude in maniera ordinata la legislatura”.
Invita a ragionare anche il Segretario al Turismo, Federico Pedini Amati: “Io più che un’operazione di perdono generale, chiederei perdono ai sammarinesi per sentire le elucubrazioni che arrivano da qui dentro, perché sentire dire che sono colpevoli quelli che ci fanno più comodo è un esercizio sbagliato. Io non vorrei che per l’ennesima volta si parte con i il gioco dei bravi e cattivi e del colpevole e non colpevole. Allora tutti quelli che erano al governo prima, perché è stato condannato Celli, in questo caso quindi tutti a Libera e Rf sono colpevoli. Alt. Io sono stato e sono in un partito, il Psd in cui c’erano dei responsabili di qualcosa, ma io non lo ero. E a vario titolo il discorso vale per la Dc”, rileva Pedini Amati.
Articolo tratto da L’informazione di San Marino pubblicato integralmente il giorno dopo