San Marino. Processo per divieto di pubblicazione, Direttore e Caporedattore de L’Informazione assolti perché il fatto non sussiste

San Marino. Processo per divieto di pubblicazione, Direttore e Caporedattore de L’Informazione assolti perché il fatto non sussiste

Rassegna stampa – Processo per divieto di pubblicazione. Assolti, perché il fatto non sussiste, direttore e caporedattore di questo giornale  e, in questo procedimento, il commissario Buriani. I giornalisti hanno fatto il loro lavoro. Il dispositivo pronunciato nel tardo pomeriggio di ieri dal giudice Adriano Saldarelli

Condanna per tentata concussione per Buriani e Celli.  Proscioglimento per Buriani e assoluzione per Antonella Volpinari nel caso delle indagini in pool. Complessivamente per le altre contestazioni 4 anni a BurianI

ANTONIO FABBRI – -La lunga giornata che ha visto due processi a carico del commissario della legge Alberto Buriani, a vario titolo a giudizio con altri coimputati, si è conclusa con due sentenze dal dispositivo piuttosto articolato pronunciato nel tardo pomeriggio di ieri.

 Il  processo Buriani-Volpinari  Ad occupare l’intera mattinata il processo a carico dei commissari della legge Alberto Buriani e Antonella Volpinari, accusati di abuso di potere e falso in atto pubblico, per avere indagato in pool nel procedimento a carico degli ex vertici di Asset banca,  Stefano Ercolani e Barbara Tabarrini , per il caso di amministrazione infedele per i prestiti a Germano De Biagi, poi prosciolti da tutte le accuse nel processo a dicembre scorso.

Ieri mattina era prevista l’audizione di Valeria Pierfelici, all’epoca dei fatti magistrato dirigente. La convocazione della Pierfelici era stata fatta al termine del processo, dopo le conclusioni, dal giudice Adriano Saldarelli, che ha ritenuto di dover avere chiarimenti ulteriori. Questo ha riaperto incidentalmente una parentesi di istruttoria dibattimentale. La testimonianza della Pierfelici, a detta di tutte le parti, nulla ha aggiunto a quanto già emerso nel processo. Prima della audizione, tuttavia, le difese avevano chiesto di depositare documentazione al fine dell’esame della testimone.

Il Commissario della legge Saldarelli, però, non ha ammesso la produzione documentale e consentito agli avvocati difensori di fare le domande solo per suo tramite, non ammettendone molte. Le difese hanno dal canto loro fatto istanza di nullità dell’udienza e dell’audizione testimoniale, lamentando la violazione del diritto di difesa.

Gli avvocati difensori hanno quindi chiesto anche un termine per poter presentare controprove e ulteriori testimonianze per confutare quanto testimoniato dalla Pierfelici. Il giudice ha tuttavia disposto di procedere alle conclusioni.

Le parti civili Eccellentissima Camera con l’avvocato Gabriele Marra ed Ercolani-Tabarrini con l’avvocato Rossano Fabbri, hanno riconfermato le conclusioni già rese, chiedendo la condanna.

Stessa cosa ha fatto il Procuratore del fisco, Roberto Cesarini, che, per contro, aveva chiesto l’assoluzione di entrambi gli imputati.

Anche gli avvocati Michela Vecchi e Sandro Mason, rispettivamente per Buriani e Volpinari, hanno chiesto l’assoluzione, ribadendo le proprie eccezioni circa la nullità dell’udienza di ieri.

Il giudice ha deciso in serata dopo un’unica Camera di consiglio per i due procedimenti in calendario ieri (vedi di seguito). In questo processo il Commissario della legge Saldarelli ha dichiarato non doversi procedere nei confronti di Buriani per il reato di abuso di autorità di cui al primo capo per intervenuta prescrizione, mentre per la medesima imputazione ha assolto il Commissario Antonella Volpinari perché il fatto non costituisce reato.

Assolti entrambi, invece, per la contestazione di falso ideologico in atto pubblico perché il fatto non sussiste.

 Il processo a carico di Buriani-Celli, del direttore e caporedattore di questo giornale. Nei procedimenti riuniti a carico, per varie imputazioni, di Buriani e Simone Celli e di direttore e caporedattore di questo giornale (a giudizio per avere pubblicato notizie vere, verificate e di pubblico interesse) erano in calendario le conclusioni dell’avvocato Enrico Carattoni, difensore di Simone Celli e di Carlo Filippini e Antonio Fabbri.

Due le imputazioni a carico di Celli: tentata concussione e falsa testimonianza.

L’avvocato Carattoni ha ricostruito il contesto storico dei fatti contestati a Simone Celli e sottolineando le numerose contraddizioni delle diverse testimonianze rese in più occasioni dalla presidente di Banca Centrale, Catia Tomasetti.

“Basterebbero gli esposti romani e le successive archiviazioni”, sottaciute dalla Tomasetti in Commissione di inchiesta prima e nel processo di cui trattasi poi, “ad attestare come le accuse mosse nei confronti di Celli siano infondate. L’esposto romano contiene già tutti gli elementi di cui parliamo oggi. Riporta già tutti gli episodi contenuti. La Tomasetti viene sentita in Commissione di inchiesta a procedimenti archiviati e non ne dà conto.

Basterebbero quelle cinque righe del Pm romano per smontare l’impianto accusatorio di questo processo. La Tomasetti riporta quello che è il suo percepito soggettivo, in uno stato emotivo alterato. Le sue sono testimonianze non pienamente attendibili, contraddittorie e anche le attività della Tomasetti in quei mesi danno conto di azioni cieca rivalsa che hanno avuto il loro episodio massimo con gli esposti romani, con l’esito che hanno avuto. Non c’è stato – ha detto l’avvocato Carattoni – nessun tentativo di concussione da parte di Celli; nessuna azione che abbia voluto disturbare Tomasetti. Non c’è prova che attesti il rapporto tra Celli e Buriani”, ha detto evidenziando quanto risulta effettivamente dai tabulati telefonici “se fossero da qualcuno stati letti con attenzione prima di venire qui a dire sciocchezze”, ha affermato l’avvocato. Quindi ha chiesto l’assoluzione del suo assistito per la tentata concussione.

Sulla accusa di falsa testimonianza, l’avvocato Carattoni ha rimarcato l’operato “illegale del- la commissione di inchiesta. Ci vuole un bel coraggio a chiedere a una persona sotto giuramento se ha commesso un reato. Non è stata rispettata dalla Commissione alcuna garanzia prevista dal codice penale e di procedura penale. La norma è stata violata dai membri della Commissione di inchiesta. Per quale motivo non è stato detto a Celli di farsi assistere da un avvocato quando sapevano, dopo le dichiarazioni della Tomasetti raccolte al mattino, che gli avrebbero fatto determinante domande?

Altri sono stati fatti deporre sotto giuramento assistiti da un avvocato, altri non si sono presentati e non hanno avuto alcun tipo di conseguenza. E il Presidente della Commissione non gli dice niente? Poi viene qui a dire ‘io sono un ingegnere cosa ne so’… A alcune persone è concesso l’avvocato, a Celli no.

E’ prassi invalsa, che in caso di indizi di reità ci sia l’audizione con l’assistenza di un legale. Con un giuramento come gli hanno fatto fare i Commissari hanno violato tre norme di carattere costituzionale e sovranazionale: la convenzione di New York, la Convenzione europea dei diritti dell’uomo e la dichiarazione dei diritti.

Ulteriore elemento gravissimo: l’impossibilità di poter nuovamente testimoniare. Non è stato consentito a Simone Celli rendere nuovamente testimonianza e precisare le sue dichiarazioni, di correggere il tiro”. L’avvocato ha quindi chiesto l’assoluzione dalla falsa testimonianza.

Nella difesa di Carlo Filippini e Antonio Fabbri, l’avvocato Enrico Carattoni ha ripercorso i fatti: la richiesta ufficiale tramite apposito modulo telematico di accesso al fascicolo archiviato, perciò pubblicato; l’autorizzazione concessa dal magistrato con esclusione delle parti coperte da segreto bancario; la pubblicazione di fatti e atti che non erano coperti da segreto, come invece avrebbero voluto sostenere le parti civili, Avvocatura dello stato e Banca Centrale. “Il giornalista fa il proprio lavoro cerca riscontro e verifica una notizia. Vogliamo sostenere che non ne può dare notizia e non può usare ciò di cui è venuto a conoscenza?

Non è una affermazione che può essere sostenuta in un paese democratico. Perché in un paese democratico un giornalista che ha una notizia di interesse pubblico, non solo la può dare, ma la deve dare”.

Tanto più che le notizie e gli atti pubblicati “non erano assoggettati a regime di segretezza”, ha sottolineato l’avvocato chiedendo l’assoluzione.

La sentenza La lettura del dispositivo è arrivata dopo un’ora e mezza circa di camera di consiglio, alla presenza degli avvocati delle parti, di tutti gli imputati, dei giornalisti. Presenti ad assistere alla lettura anche il consigliere Alessandro Mancini e persino Valentina Gatti, segretario particolare del Segretario di Stato alla Giustizia

Una sentenza piuttosto articolata: Celli e Buriani sono stati condannati per la tentata concussione nei confronti della Tomasetti;

Buriani è stato condannato inoltre per altri procedimenti che erano a suo carico nei quali erano contestati la rivelazione di segreto d’ufficio, abuso di autorità in continuazione. Quindi Simone Celli è stato condannato a un anno di prigionia e due anni di interdizione – pene sospese per due anni – e a 2000 euro di multa.

Buriani è stato condannato complessivamente a 4 anni di prigionia, 5 di interdizione e 4000 euro di multa.

Non doversi procedere nei confronti di Buriani da altri capi di imputazione perché estinti per prescrizione.

Assolti sia Buriani che Celli dalla contestazione di falsa testimonianza – che si ricorderà era partita da una denuncia della Commissione di inchiesta su BancaCis – perché il fatto non sussiste.

Assolti perché il fatto non sussiste Buriani, Carlo Filippini e Antonio Fabbri, per il reato che era stato loro contestato di divieto di “pubblicazione di atti segreti inerenti un procedi- mento penale”… che segreti non erano.

Quanto alle spese e al risarcimento nei confronti delle parti civili, il giudice ha condannato Celli e Buriani al pagamento delle spese del procedimento e in solido, al risarcimento delle parti civili Banca centrale, Tomasetti e Eccellentissima Camera, quanto al capo in cui erano computati, con liquidazione da stabilire in sede civile. Mentre Buriani, per gli altri procedimenti nei quali era singolarmente imputato, è stato condannato al risarcimento del danno nei confronti delle parti civili da quantificare in sede civile per l’Eccellentissima Camera e le altre parti costituite, fissando però una provvisionale di 118.386,50 euro a favore di Banca Centrale e di 10mila euro ciascuno per le altre parti civili persone fisiche costituite e pagamento delle spese di costituzione di parte civile.

Va rilevato che restano pendenti ancora delle questioni di legittimità circa l’utilizzo di alcune prove e che le posizioni sia di Celli che di Buriani si sono alleggerite, stanti le assoluzioni e le prescrizioni per diverse imputazioni.

Scontato l’appello

Articolo tratto da L’informazione di San Marino pubblicato integralmente dopo le 23

 

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