San Marino. Riorganizzazione del servizio COT, Demos: “novità che non porterà nessuna novità”

San Marino. Riorganizzazione del servizio COT, Demos: “novità che non porterà nessuna novità”

La riflessione del Movimento Demos su COT e sanità.

In commissione Sanità, la settimana scorsa, è stata presentata la riorganizzazione del servizio C.O.T. (centrale Operativa Territoriale), nato più per calmare l’ira dei cittadini impossibilitati a raggiungere il proprio medico che per dare un servizio efficace di medicina territoriale.

Abbiamo pensato molto se scrivere il nostro punto di vista, perché prima abbiamo atteso le reazioni del paese, e proprio oggi apprendiamo anche la dura presa di posizione dell’ordine dei medici della Repubblica di San Marino che denuncia un reale rischio di impoverimento del servizio sanitario sammarinese se non si interviene nel risolvere le problematiche aperte.

Nel frattempo, abbiamo visto diversi soggetti politici e non, intitolarsi la vittoria per questa riorganizzazione, la nostra sensazione è che, come scritto nel romanzo Il Gattopardo ovvero “se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi” – anche questa novità non porterà nessuna novità.

La battaglia per una medicina territoriale efficace è da sempre la “nostra battaglia”, lo ripetiamo da sempre, abbiamo fatto comunicati, istanze e numerose serate pubbliche.

Questa riorganizzazione, che vorrebbe riportare l’infermiera impegnata alla COT presso i Centri Salute per avvicinare il medico al cittadino, è fumo negli occhi anche se i titoloni dei giornali riportano a caratteri cubitali le novità e tanti partiti si attribuiscono il merito di questa riorganizzazione.

Ci sono cascati tutti? Noi certamente no!

La COT, unità centralizzata con sede in ospedale, è stata semplicemente decentrata a livello territoriale.

Attualmente è sempre un triage infermieristico, con una sede in ogni centro sanitario. Cambiano nome, luogo e numero di telefono ma l’organizzazione e il metodo sono i medesimi.

Continua ad essere escluso il ruolo dell’infermiere in quanto collaboratore stretto del medico nel rapporto diretto col paziente, negli aspetti decisionali delle priorità dei singoli casi. Infatti, gli infermieri del triage non sono ovviamente quelli che collaborano fianco a fianco con il medico ma sono gli stessi che rispondevano alla COT in ospedale.

Inoltre, ci ricordiamo del problema sollevato anche dagli stessi medici dell’Iss quando, in caso di assenze per ferie, malattie, permessi, il personale ex COT deve essere sostituito attingendo dai reparti, o probabilmente, dalle singole condotte e questo creerà l’ennesimo disservizio ma lo scopriremo presumibilmente da fine novembre/ a fine febbraio.

Il triage infermieristico territoriale sarà in grado di rispondere alle esigenze dell’utenza sanitaria?

Secondo noi no, in quanto resterà sempre un filtro -barriera- tra paziente-medico-infermiere della propria

condotta.

Detto ciò, siamo consapevoli che San Marino e non solo ha una grave difficoltà nel reperire medici e operatori sanitari, ma le soluzioni adottate in fretta e furia, se poi vengono prese sotto la pressione politico-mediatica, rischiano per l’ennesima volta di non risolvere il problema anzi di crearne altri e di acutizzare le criticità nel futuro.

Il dibattito rispetto ai fabbisogni di personale sanitario è ormai diventato costante in ogni dove e le risposte non sempre sono equilibrate rispetto alla semplificazione di una carenza di medici. La discussione è quella giusta, ma spesso, secondo noi e non solo, si focalizza sul problema errato.

Il nostro ospedale ha delle esigenze, il territoriale ne ha altre.

Ma rimaniamo sulle criticità della medicina territoriale dove pare che in Italia manchino 3 mila medici di medicina generale, e altri 3.400 se ne perderanno -perché in pensione- entro il 2025.

Quindi un problema reale, che necessita di soluzioni pragmatiche più che di impegni senza alcuna possibilità di realizzazione immediata. Nel breve periodo, occorrerà investire individuando meccanismi non solo attrattivi ma che riescano a trattenere medici e operatori sanitari nel pubblico, mentre nel medio e lungo periodo bisognerà investire non solo sulla formazione di medici e specializzazioni ma anche e specialmente su quella infermieristica e sugli OSS (Operatori Socio Sanitari).

Qui il senso dell’ODG in Commissione IV ma ovviamente gli indirizzi presi oggi sulla formazione di professionisti avranno un impatto posposto nel tempo.

Attenzione a non perseguire l’errore commesso nell’ultimo decennio dove non si è realizzato l’auspicato obbiettivo verso una sanità con un numero maggiore di infermieri a parità di medici, ma si è arrivati a una tendenza opposta nei percorsi formativi e cioè più medici e meno infermieri e questo problema si è evidenziato in maniera esponenziale durante l’emergenza sanitaria.

Certamente togliere nove e più infermieri e relegarli a un servizio amministrativo è secondo noi, l’ennesima scelta non solo sbagliata ma che fa notare la scarsa capacità di individuare le vere necessità del nostro sistema Sanitario, gli infermieri servono nei reparti e negli ambulatori specialistici e territoriali“.

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