SAN MARINO. Ecco il testo che secondo i sottoscrittori di una Istanza d’Arengo, presentata il 2 aprile scorso, dovrebbe leggersi in una lapide all’interno del Palazzo Pubblico, a proposito dei Fatti di Rovereta, datati 1957, in piena guerra fredda e conclusisi senza che fosse, fisicamente, torto un cappello a nessuno.
“IL XIV OTTOBRE MCMLVII, SOVVERTITA LA VOLONTA’ POPOLARE, VENDUTA ALLO STRANIERO LA MILLENARIA LIBERTA’ DELLA REPUBBLICA, ROVESCIATO CON L’ARMI FORESTIERE IL GOVERNO LEGITTIMAMENTE ELETTO DAL POPOLO, I TRADITORI ED USURPATORI DELLA DEMOCRAZIA ENTRARONO PADRONI IN QUESTO PALAZZO: A PERPETUA IGNOMINIA I SAMMARINESI POSERO, XIV OTTOBRE MMXVII”.
Invano i figli di alcuni pratagonisti di quell’evento si sono rivolti all’Ecc.ma Reggenza perchè l’Istanza non fosse ammessa alla discussione in aula spiegandone le ragioni.
Si riportano i testi degli scritti che, in genere sotto forma di lettere, sono comparsi sui quotidiani sammarinesi in merito alla suddetta questione, da parte di
Gloria Giardi e Daniel Giacomini