Presunti soldi del clan, chiesta la testimonianza dei pentiti
ANTONIO FABBRI – Dopo anni di stop è ripreso, davanti a un altro decidente, il processo a carico di Michele Santonastaso e dei figli, di Teodoro Iannota e della società “Le Printemps”, imputata come persone giuridica. Processo per riciclaggio di denaro ritenuto frutto dell’attività del clan camorristico Bidognetti di cui Michele Santonastaso era legale e vede oggi a suo carico in Italia diversi procedimenti pendenti con altalenanti vicissitudini processuali. Così, nell’udienza di ieri, gli avvocati Matteo Marconi, Nicola Maria Tonelli e lo stesso Michele Santonastaso in veste di legale della srl, hanno chiesto il dissequestro di 1,8 milioni, portando a supporto le dichiarazioni di cinque collaboratori di giustizia i quali hanno sostenuto che il denaro portato da Santonastaso a San Marino non sarebbe stato di provenienza dell’attività del clan, ma frutto della attività legale dello stesso imputato. Di qui la richiesta, nonostante l’istruttoria dibattimentale sia terminata, di poter ascoltare come testimoni i pentiti, alla luce delle affermazioni fatte nei procedimenti italiani, manifestando anche la volontà di rinunciare alla possibile prescrizione per “accertare la verità”, ha detto Santonastaso. Chiesta quindi la testimonianza di Augusto LaTorre, Raffaele Bidognetti, Francesco Bidognetti, Luigi Guida, che risultano ristretti in carcere e quindi sarebbero ascoltati in video-conferenza, oltre ad Anna Carrino, pure lei collaboratrice di giustizia, che si trova ai servizi sociali. Il Pf Roberto Cesarini, si è opposto in particolare alla richiesta di dissequestro del denaro, chiedendo poi di procedere alle conclusioni e in quella sede si deciderà anche nel merito del sequestro del denaro ritenuto illecito.
Il giudice si è riservato di decidere sia sul denaro sia sulla richiesta di testimoni. Processo aggiornato al 21 giugno.
Articolo tratto da L’Informazione di San Marino pubblicato integralmente dopo le 22
