San Marino. Denuncia furto di una cassaforte, ma non è vero. Condannato per calunnia

San Marino. Denuncia furto di una cassaforte, ma non è vero. Condannato per calunnia

L’imputato condannato a 6 mesi di prigionia, pena sospesa.

ANTONIO FABBRI. Ieri davanti al giudice Simon Luca Morsiani una vicenda di calunnia che ha visto imputato Pierpaolo Casolari. L’uomo aveva sporto denuncia nei confronti di Danila Malacarne, per lunghi anni collaboratrice del padre, Gianfranco Casolari, nella società “Aste del Titano”, società che appunto organizzava aste. La denuncia fatta nei confronti della donna da parte dell’imputato era di avere sottratto una cassaforte, con all’interno dei documenti, che si trovava presso il Grand Hotel Primavera, dove venivano organizzate periodicamente le aste. In realtà la donna ha sempre sostenuto che la cassaforte le fosse stata a lei data dal padre del denunciante. Una denuncia rivelatasi, dunque, falsa sia perché è risultato che la cassaforte fosse vuota, sia perché l’accusata non l’aveva rubata.

Di qui l’accusa di calunnia. Per il capo di imputazione, infatti, Pierpaolo Casolari avrebbe sporto denuncia per furto pur sapendo che la donna non aveva rubato la cassaforte. Ieri le conclusioni con l’avvocato Lara Conti, legale di parte civile, che ha ricostruito tutte le vicissitudini processuali della sua assistita: “Risulta provato che tramite denuncia l’imputato ha oggettivamente incolpato la mia assistita del misfatto di furto, con affermazioni degne di pettegolezzi da bar, piuttosto che da aula di tribunale”. Di qui la richiesta della parte civile della condanna al risarcimento del danno da liquidare in sede civile con una provvisionale richiesta di 10mila euro, oltre alle spese legali di costituzione.

Il Procuratore del fisco Roberto Cesarini, riscontrando come nel dibattimento siano emersi elementi che provano oltre l’elemento oggettivo, anche l’elemento soggettivo del dolo, ha chiesto la condanna a 8 mesi, senza opporsi alla concessione dei benefici.

Di diverso avviso l’avvocato difensore Alessandro Cardelli, il quale ha invece sostenuto che “quella cassaforte era di Aste del Titano. Si sono presentate due persone a prenderla. Credo sia normale fare denuncia. Io ritengo che il reato non sussista, proprio per quanto attiene all’elemento soggettivo del reato. Inoltre credo che nel dibattimento sia emerso che la cassaforte non era nella disponibilità di Gianfranco Casolari, ma di Aste del Titano. Manca quindi, da parte del mio assistito, la consapevolezza che stesse incolpando Malacarne sapendola innocente”.

Il giudice Morsiani, al termine dell’udienza, ha condannato l’imputato a 6 mesi di prigionia, pena sospesa, e al risarcimento del danno da liquidare in sede civile, fissando una provvisionale di 1.000 euro.

Articolo tratto da L’informazione di San Marino pubblicato integralmente dopo le 23

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