San Marino. La Serenissima: “Rete, crisi senza fine”

San Marino. La Serenissima: “Rete, crisi senza fine”

L’approfondimento del Direttore.

GIAN MARIA FUIANO – Se è vero che non sappiamo se questo Governo riuscirà a mantenere tutte le promesse fatte, in particolare le riforme strutturali, ci sono però alcune valutazioni politiche che già si possono fare. Ma la principale è la profonda crisi del Movimento Rete. Un Movimento che doveva cambiare tutto e che sta finendo vittima delle sue stesse istanze di (oserei dire) finto cambiamento.

Dalle piazze, alle occupazioni del Parlamento quando già erano entrati dentro i palazzi del potere, Zeppa, Ciavatta, Tonnini e soci sono stati il braccio armato di un progetto che ha rovesciato il senso delle istituzioni, ha reso palese un conflitto tra governanti e governati, ha delegittimato da ogni punto di vista la politica come disciplina, come metodo e come filosofia e ha fatto sì che saltassero tutte le categorie di confronto e dibattito.

Dalle battaglie sulla buvette in Consiglio, alla richiesta di streaming e trasparenza, dalla gogna pubblica come strumento di giustizia popolare all’idea vincente di portare la chiacchiera da bar a legittima opinione, la frattura che ha generato il Movimento Rete è stata così grande che ha prima di tutto distrutto la credibilità della politica e poi ha permesso l’emergere della peggiore Dc al governo, alleandosi addirittura con loro.

Quello che prima era voglia di cambiamento, ora è voglia di ordine e disciplina Questo perché in qualche modo l’opera culturale del Movimento Rete — che è più profonda dell’azione politica, per cui basta un giro di legislatura e di promesse tradite e di compromessi a qualsiasi costo pur di tener salda qualche poltrona — è quella per cui fare politica è facile e possono farlo tutti. Anzi la politica è inutile perché l’unica cosa che conta è il volere della “gente”, che non agisce in base a un volere ideologico ma in base a una spinta rivendicativa per cui l’unica giustizia è quella della “gente” contro chi li affama e contro il grande complotto delle élite e dei politici in giacca e cravatta. È su quel fuocherello che il Movimento Rete ha fondato il proprio iniziale consenso, trasformandolo in un immenso rogo scoperchiando il Vaso di Pandora del risentimento che agitava questo paese nelle sue vene profonde. Un risentimento che non è stato controllato, ma alimentato, e che così facendo ha abbracciato idee sempre più estremiste e si è dato sempre più a chi si proponeva di risolvere problemi che non esistono in modo facile. Appunto, quello che prima era voglia di cambiamento, ora è voglia di ordine e disciplina.

Rete cambia, si adegua, va al Governo e fa dietrofront su tutto. Pensa ai giochini di Palazzo, per evitare di perdere le poltrone, mentre resta sullo sfondo quello che bisognerebbe fare per evitare il peggio: la mancanza di welfare, la distruzione del nostro sistema di sanità pubblica, il debito estero.

Non serve più trasparenza, non serve più l’opposizione, non serve più serietà nelle spese della politica. Anzi, chi denuncia queste cose e’ un irresponsabile. Anzi, crediamo che se Rete fosse all’opposizione, per puro opportunismo politico, avrebbe aderito alla campagna No-vax con Ciavatta sostenitore del “No Green Pass”. La “gente” a cui rendere conto ora però e’ diventata non più la piazza ma i Venturini, i Pierfelici, i Mazza, i Conforti, il ruolo che si ricopre.

Le idee non contano più. Si preferisce brindare durante il festino del 1 Aprile sbeffeggiando la cittadinanza, sostenere tutto e il contrario dì tutto, fino ad andare a Dubai dagli Emirati a promettere “nuovi ospedali”.

Così escono dal gruppo Grazia Zafferani e Sandra Giardi, storiche fondatrici di RETE, e tutti gli aderenti iniziano ad allontanarsi e manifestano la propria disaffezione anche sui social, altro ambiente dove il “popolo retino” spopolava, ora sempre più terreno diventato qualcosa di insopportabile da Zeppa, ormai sparito dai radar visto il calo dì immagine, e compagni.

Un così rapido declino era difficile immaginarlo, così come le tante piroette, ma una cosa è certa: la politica ha bisogno dì credibilità e aver svuotato il corpo democratico della sua forza e le istituzioni del suo senso non è servito a niente. Solo a far perdere consenso e la faccia proprio al gruppo di Rete. Sulle macerie e sui problemi lasciati bisognerà ricostruire il futuro della Repubblica di San Marino

 

Articolo tratto da la Serenissima, pubblicato integralmente dopo le 23

 

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